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Nei suoi primi 100 giorni in carica, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dovuto affrontare moltissimi problemi che hanno contribuito a un calo significativo della sua popolarità: ha avuto guai sia dentro il suo partito, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU, di centrodestra), sia nella sua coalizione di governo, che include anche i Socialdemocratici (SPD, di centrosinistra). Oggi Merz è più impopolare di quanto lo fosse a inizio mandato il suo predecessore Olaf Scholz (dell’SPD); un recente sondaggio ha mostrato che dopo i primi tre mesi in carica il primo abbia il sostegno del 30 per cento degli intervistati, mentre per il secondo dopo lo stesso periodo si parlava del 43 per cento. Una cosa difficile da prevedere, visto quant’era impopolare Scholz.
Il giornale Süddeutsche Zeitung ha paragonato il governo di Merz a quello della vecchia “coalizione semaforo” di Scholz, che era formata da tre partiti (SPD, Liberali, Verdi) che erano andati d’accordo per poco e poi si erano fatti la guerra a vicenda.
I problemi dentro alla coalizione si sono visti dal giorno zero, letteralmente. A maggio, nella prima votazione di fiducia al Bundestag (la camera bassa del parlamento tedesco), Merz non aveva ottenuto la maggioranza nonostante ci fosse già un accordo di governo: una cosa mai successa nella recente storia tedesca. Merz l’aveva ottenuta al secondo voto e SPD e CDU si erano accusati a vicenda della figuraccia: non si è saputo mai di chi fu la colpa, dato che era una votazione a scrutinio segreto.
Olaf Scholz a un comizio dell’SPD in Sassonia, il 2 agosto (Jan Woitas/dpa)
Gli screzi tra gli alleati sono un problema perché la coalizione ha una maggioranza di soli 13 voti al Bundestag: bastano dunque pochi assenti o parlamentari in dissenso con le indicazioni di partito per farla saltare. Questi problemi si sono rivisti in modo palese in tempi recenti.
A luglio in parlamento la CDU si è tirata indietro sulla nomina di una nuova giudice costituzionale, Frauke Brosius-Gersdorf: nomina che aveva concordato con la SPD e già approvato in commissione. Il problema è che Brosius-Gersdorf era stata oggetto di una campagna strumentale condotta dei media conservatori che l’avevano accusata pretestuosamente di avere posizioni di estrema sinistra. Per non rischiare di passare per quelli che avevano sostenuto una «giudice di sinistra», i deputati della CDU si sono rifiutati di votare per lei, e alla fine Brosius-Gersdorf è stata costretta a ritirare la sua candidatura.
Merz arriva a una riunione del governo, il 6 agosto (EPA/Filip Singer)
Il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, ha detto che l’episodio ha creato sfiducia nelle istituzioni. In questi giorni il capogruppo della CDU al Bundestag, Jens Spahn, ha promesso maggiore collaborazione: «La coalizione non è un matrimonio d’amore né un progetto sociale. È di meno e allo stesso tempo molto di più: siamo obbligati al successo, per il bene del paese» (Spahn è lo stesso che voleva normalizzare i rapporti con l’estrema destra di Alternative für Deutschland).
Merz è stato anche criticato per avere alzato le spese pubbliche, in contraddizione col rigore sui conti che aveva promesso in campagna elettorale. Il governo si è difeso dicendo che erano necessari maggiori investimenti e un incremento della spesa militare.
A marzo, nel parlamento uscente, Merz aveva costruito insieme a SPD e Verdi (oggi all’opposizione) una maggioranza di due terzi per allentare il “freno al debito”, la norma che dal 2009 obbliga la Germania a mantenere il pareggio di bilancio. Il risultato è che la legge di bilancio per il 2025 prevede spese per 503 miliardi di euro, 23 miliardi in più di quella su cui era caduto il governo di Scholz, e un indebitamento di 143 miliardi di euro.
Un particolare di Merz con in mano un componente elettronico, durante la visita a una fabbrica nel Saarland, il 1° agosto (Harald Tittel/dpa)
Un altro caso su cui la competenza economica, generalmente riconosciuta a Merz per il suo passato di avvocato d’affari, è vacillata ha riguardato una proposta per ridurre il costo delle bollette dell’elettricità dal 2026. Il ministro delle Finanze, Lars Klingbeil della SPD, ha dovuto ridimensionarne la portata perché non c’erano abbastanza fondi: sarà applicata solo alle imprese e non ai consumatori privati. L’annuncio di Klingbeil era concordato con Merz ma non con la CDU, che l’ha presa male.
La politica estera è stata uno degli aspetti su cui le divisioni nella CDU si sono manifestate di più. Merz è molto attivo sul piano diplomatico – ha fatto nove visite ufficiali in appena tre mesi – e lascia molta autonomia ai suoi ministri, di fatto delegando loro la politica interna. Per questo i suoi critici l’hanno chiamato Außenkanzler, “cancelliere per gli affari esteri”.
Una manifestazione contro Merz a Berlino, il 2 agosto. Il cartello dice: “Signor Merz, perché viene punita la solidarietà ma non la violenza della polizia?” (Zaira Biagini/ZUMA Press Wire)
Merz è riuscito a costruire un buon rapporto personale col presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, un po’ lusingandolo e un po’ dandogli ragione su quasi tutto, ma senza ottenere risultati concreti sui dazi, per esempio. Una delle poche cose su cui si è distanziato da Trump è stato il sostegno incondizionato a Israele, cosa che recentemente ha creato un caso dentro il suo partito.
Un pezzo della CDU non ha preso bene la decisione del governo tedesco di bloccare l’esportazione in Israele di armi che potrebbero essere usate nella Striscia di Gaza. I governi tedeschi sono sempre stati molto vicini a Israele per ragioni storiche e il provvedimento ha preso alla sprovvista un pezzo della CDU e diversi importanti dirigenti. Sono apertamente contrari due ministri influenti, Katherina Reiche (Economia) e Alexander Dobrindt (Interno), e martedì Merz ha dovuto convocare la dirigenza della CDU per rispondere alle critiche interne.
Merz interviene al Bundestag, il 9 luglio (AP Photo/Ebrahim Noroozi)
Proprio Dobrindt è uno degli esponenti più noti del governo, perché è quello che sta gestendo i tentativi di limitare l’immigrazione, altro tema di cui si è parlato molto in questi primi 100 giorni di Merz cancelliere. Il governo aveva promesso una linea dura contro l’immigrazione ma i risultati delle politiche adottate – tra cui la sospensione dei ricongiungimenti familiari per i rifugiati e il blocco dei finanziamenti per le ong che soccorrono i migranti in mare – sono stati sotto le aspettative di Merz. In tre mesi la Germania ha respinto 475 persone migranti su 23mila che hanno fatto domanda d’asilo e il rafforzamento dei controlli sulle frontiere ha indispettito la Polonia, che ha adottato misure reciproche, che hanno causato lunghe code al confine.
La tattica del governo alla base di queste misure era sottrarre consensi ad Alternative für Deutschland (AfD, di estrema destra), che alle elezioni di fine febbraio era andata bene un po’ in tutto il paese. Per ora è successo il contrario: negli ultimi sondaggi AfD è il primo partito a livello nazionale, approfittando delle divisioni nella coalizione di Merz e criticando le incertezze del suo governo.
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