di
Matilde Peretto
Venezia, Pierpaolo Serena, Alvise Bavaresco e Dennis Silva, che si trovavano a Cortellazzo, sono intervenuti subito dopo essere stati allertati da alcuni bagnanti che avevano sentito piangere più volte la piccola
«Ho fatto solo il mio dovere», dice Pierpaolo Serena, specializzando in medicina sportiva all’Università di Padova e medico sociale della squadra di rugby Omar Villorba (Treviso). Si riferisce a quello che hanno fatto lui e due suoi amici e compagni di squadra, Dennis Silva e Alvise Bavaresco, sabato pomeriggio. Si trovavano insieme sulla spiaggia di Cortellazzo, a Venezia, quando due bagnanti si sono avvicinate a loro: avevano sentito piangere più volte una bambina, una neonata di 16 giorni, e avevano visto che sembrava ustionata. Pierpaolo e gli altri non hanno esitato nemmeno un secondo e sono intervenuti, probabilmente salvando dalla morte la piccola.
Pierpaolo, che cosa è successo?
«Sabato 9 agosto ero vicino alla torretta 26b della spiaggia di Cortellazzo insieme al mio amico rugbista Alvise, che presta servizio come bagnino. Verso le 17,30 due donne si sono avvicinate e hanno parlato di una bambina che sembrava ustionata e che avevano sentito piangere più volte. Io e Alvise siamo subito andati a vedere, non ci abbiamo pensato un attimo».
Come avete trovato la bambina quando l’avete raggiunta?
«Era all’ombra quando siamo arrivati e con lei c’erano i genitori. Avrà avuto 15/16 giorni e aveva un’ustione estesa a petto, viso e torace. I suoi occhi non si vedevano perché aveva un edema palpebrale grave. Non aveva bolle, quindi l’ustione poteva essere di primo grado, ma da quello che ho visto se avesse passato un’altra notte in quelle condizioni sarebbe potuta morire».
Come hanno reagito i genitori della piccola?
«Non so se hanno capito che volevo aiutarli. C’era una barriera linguistica importante perché erano dell’Est Europa, forse ucraini, e non parlavano inglese. Ho cercato di farmi capire come potevo, di far capire che la situazione era grave, ma credo che a un certo punto si siano spaventati, soprattutto la madre, tanto che ha infagottato la bambina e se n’è andata allontanandosi dalla spiaggia».
E cosa ha fatto a quel punto?
«Ho chiamato la polizia e i soccorritori del Suem. Alvise è rimasto insieme al padre della piccola. Dennis, l’unico che non era stato visto dalla madre, l’ha inseguita a piedi scalzi fino al campeggio (ha camminato per quasi un chilometro ed era pure il giorno del suo compleanno). Ha visto la donna chiudersi nella sua tenda e ha atteso lì sia gli agenti sia i soccorritori. Una volta arrivati, polizia e Suem hanno fatto un lavoro eccezionale. Hanno fatto uscire la donna dalla tenda e hanno medicato la bambina, per poi trasportarla prima all’ospedale di San Donà e poi in quello di Padova».
Cosa l’ha spinta ad agire?
«Dal mio punto di vista ho fatto solo il mio dovere di medico. Ho fatto un giuramento, ovvero quello di curare le persone e tutelare gli indifesi. La situazione non era facile, ho dovuto pensare nel giro di 30 secondi, chiamare e coordinare i soccorsi e le forze dell’ordine che, forse, erano l’unica speranza di far ragionare la madre della bambina».
Cosa si porterà dentro di questa esperienza?
«Mi ricorderò per sempre le condizioni della bambina, vedere una cosa del genere non è da tutti i giorni. Però, mi porterò dentro anche un’altra cosa: si dice spesso che nella nostra società dilaghi l’indifferenza , ma posso assicurare che in quella spiaggia tutti hanno collaborato e fatto quello che potevano per salvare una vita».
Il presidente dell’Omar Villorba rugby, Mirko Piccolo, ha detto che dovrebbe ricevere un premio per quello che ha fatto. Che ne pensa?
«Ho fatto solo il mio dovere, sia professionale sia da cittadino. Penso che a volte faccia più notizia qualcuno che non si volti dall’altra parte. Da parte mia sarebbe stata omissione di soccorso, non avrei mai potuto».
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13 agosto 2025 ( modifica il 13 agosto 2025 | 18:33)
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