TRENTO. In Trentino-Alto Adige il tema del fine vita è sempre più centrale. Secondo l’Associazione Luca Coscioni, il servizio telefonico “Numero Bianco” ha ricevuto 185 richieste nell’ultimo anno. A livello nazionale, le richieste sono state oltre 16mila, con un incremento del 14%. Le domande più frequenti riguardano l’eutanasia e il suicidio assistito (cinque al giorno), l’interruzione delle terapie e la sedazione profonda (oltre una al giorno).

Dietro ai numeri ci sono scelte reali: 580 persone (51% donne, 49% uomini) hanno ricevuto indicazioni pratiche per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, in Italia o in Svizzera. Un dato che evidenzia il bisogno di percorsi chiari, in un contesto normativo frammentato.

Valeria Imbrogno, coordinatrice del “Numero Bianco”, ha vissuto in prima persona queste difficoltà. Era la compagna di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, cieco e tetraplegico a causa di un incidente, che scelse il suicidio assistito in Svizzera. Marco Cappato lo accompagnò e si autodenunciò, aprendo un dibattito nazionale. «L’esigenza di attivare quello che è diventato il “Numero Bianco” nacque in seguito all’esperienza con Fabiano. Quando lui espresse la volontà di morire in Svizzera, avemmo enormi difficoltà a trovare le informazioni necessarie. Se l’avessi accompagnato, avrei commesso un reato. Con l’Associazione Luca Coscioni, che praticava la disobbedienza civile, potemmo realizzare la sua volontà. Il Numero Bianco ha l’obiettivo di far conoscere alle persone quali sono i diritti sul fine vita già esistenti».

Il fatto che le informazioni passino necessariamente attraverso un’associazione privata, e non dal servizio sanitario pubblico, evidenzia la censura che in Italia circonda il fine vita. «Il servizio pubblico fallisce perché ci sono resistenze di tipo etico o morale – indica Imbrogno – In alcune aziende sanitarie c’è più apertura, in altre nessuna, nonostante la Corte costituzionale abbia indicato che in determinate situazioni c’è il diritto a morire e che il servizio pubblico deve mettere a disposizione il farmaco. E poi c’è l’orientamento politico della maggioranza di governo, alla quale questo tema non interessa».

Il centrodestra nazionale sta elaborando una proposta di legge sul fine vita, ma la direzione sembra restrittiva, dato che prevede l’esclusione del Servizio sanitario nazionale dalla somministrazione dei farmaci. «Una legge votata dal Parlamento serve, ma è vero che stiamo procedendo verso una legge restrittiva. D’altronde siamo in Italia, c’è la Chiesa…» riflette Imbrogno.

Un punto critico della proposta del centrodestra riguarda l’obbligatorietà delle cure palliative prima di poter accedere al suicidio assistito. Ma chi fa questa richiesta spesso non è un malato terminale, bensì una persona con patologie croniche progressive, oppure paralizzata a causa di un incidente, che potrebbe vivere ancora per anni o decenni. Obbligare queste persone a rimanere in vita, magari sedate attraverso cure palliative capaci di rendere l’esistenza a mala pena sopportabile, appare come un accanimento sadico.

Laura Froner, presidente della Fondazione Hospice Cima Verde di Trento, interviene sul tema: «L’Hospice offre assistenza palliativa residenziale, supporto infermieristico e psicologico, ambienti accoglienti per pazienti e familiari nella fase terminale. Ma non ospitiamo solo pazienti oncologici. In alcuni casi trovano accoglienza persone con patologie a lungo decorso, come la SLA, per trovare cure palliative capaci di dare sollievo. Queste persone vivono presso il loro domicilio, ma per un periodo possono avere necessità di una cura ulteriore, perché magari i loro familiari hanno esigenza di allontanarsi».

Froner è contraria in particolare all’obbligatorietà delle cure palliative: «Esse non possono essere obbligatorie per il paziente. Al contrario, deve essere obbligatorio per il servizio sanitario offrire le cure palliative: sono un diritto dei pazienti. Altrimenti, forzare un trattamento su un paziente, incuranti del fatto che ogni persona è molto diversa, è qualcosa che urla vendetta al cielo».