di
Monica Guerzoni
Il ministro della Difesa: il piano di Netanyahu su Gaza va fermato
Ministro Guido Crosetto, il summit in Alaska voluto da Trump è la vittoria personale di Putin, come accusa Zelensky?
«In certi momenti la politica internazionale impone di accantonare alcuni principi di giustizia e piegarsi alla realpolitik. Invitando Putin in territorio statunitense, Trump è consapevole di ignorare il mandato di cattura internazionale che pende su Putin, ma se il vertice può portare alla fine della guerra lui è disposto a farlo».
L’Europa ha un ruolo da comparsa. Pagheremo un prezzo in termini di sicurezza? Molti temono che Putin, dopo l’Ucraina, possa attaccare altri Paesi europei.
«La presenza dell’Unione al vertice non garantirebbe sicurezza per il futuro. Putin ha dimostrato di poter trattare oggi e attaccare domani. L’Unione europea, così com’è, non esiste come entità statuale. Von der Leyen rappresenta un’amministrazione regolatoria, burocratica e tutt’al più monetaria. Non ha una politica estera, non ha un leader eletto dal popolo. Non ha peso perché non può paragonarsi agli Usa o alla Russia».
Per il Pd, una Meloni «subalterna a Trump» indebolisce ancor di più l’Europa.
«Provenzano è un amico e io lo rispetto. Ma davvero qualcuno pensa che se ci fosse lui agli Esteri l’Italia avrebbe un ruolo diverso? Sono slogan elettorali. L’Italia è una grande nazione, ma tutti sappiamo che non gioca nella serie delle super potenze».
Cosa ha ottenuto la Ue nella videocall che Trump ha definito «da 10»?
«L’obiettivo è supportare Zelensky perché non sia il vaso di coccio tra vasi di ferro».
Zelensky dovrebbe cedere territori per favorire la pace?
«Zelensky sa qual è la linea rossa che non può valicare. Il suo dovere necessario è difendere la libertà dell’Ucraina per l’oggi e per il futuro. Sarà uno Stato sovrano quando avrà certezza di un territorio, quando sarà in grado di difendersi e di riportare a casa gli ucraini fuggiti all’estero. Zelensky conosce il suo obiettivo e le mediazioni che sarà costretto a siglare».
Intende che l’Ucraina deve fare un passo verso la resa?
«No, anzi, nessuna scelta può essergli imposta da Trump, da Putin, dalla Ue e da nessun altro. Ma Zelensky sa che dopo tre anni di guerra gli obiettivi che si era posto devono essere cambiati, non può ottenere tutto, deve mediare tra quel che sarebbe giusto e quel che è accettabile».
Senza una tregua, l’Europa userà gli asset russi congelati per aiutare Kiev, nonostante la «risposta dolorosa» minacciata da Putin?
«Se non ci si piega le minacce del Cremlino sono ormai quotidiane, purtroppo».
Due F-35 italiani sono decollati in Estonia per rispondere a velivoli russi. Sconfinando, i nostri piloti hanno rischiato?
«No, è ormai quasi una routine. È la prima volta con F-35, ma è accaduto centinaia di volte con gli Eurofighter».
La sua condanna di Netanyahu è una voce fuori dal coro di Meloni e Tajani?
«Non mi pare sia una voce fuori dal coro, la mia. Forse io ho l’abitudine di dire ad alta voce alcune cose in modo poco diplomatico. Ma è evidente che non si può pensare di cacciare tutti i palestinesi dalla loro terra. Noi tutti condividiamo la guerra contro Hamas, ma discerniamo tra terroristi e palestinesi».
È un no al piano operativo per occupare Gaza?
«Un piano sganciato e inaccettabile. Cacciare i palestinesi da quella terra per spedirli nel Sinai, in Egitto? Sarebbe una follia al cubo. Non esiste alternativa al fatto di costruire uno Stato palestinese che non rappresenti un pericolo e viva in pace con Israele».
Sbaglia l’opposizione quando rimprovera alla premier di non aver condannato con forza l’uccisione di 60 mila persone, la fame come arma di guerra, il massacro quotidiano di civili?
«All’opposizione ricordo che il nostro è, tra i governi occidentali, quello che più sta aiutando la popolazione di Gaza: cibo, cure, ospedali».
Non ha ragione il cardinale Zuppi quando dubita che si sia fatto il possibile per fermare il massacro? E non sarebbe utile riconoscere lo Stato palestinese?
«C’è forse un Paese che ha fatto cambiare idea a Netanyahu? Quelli che hanno riconosciuto la Palestina, come l’opposizione vorrebbe, hanno portato a casa un morto in meno? Non bastano le dichiarazioni per pulirsi la coscienza. Servono atti umanitari e serve capire come fermare questa guerra. Serve un lavoro di taglia e cuci come con Putin, una trattativa quotidiana con persone determinate che hanno un obiettivo chiaro, che noi non condividiamo. Israele ha l’esercito, ha dunque il coltello dalla parte del manico».
Per Bonelli siete «complici di un genocidio» perché avete inviato armi a Tel Aviv anche dopo il 7 ottobre.
«Menzogne spudorate. Noi abbiamo bloccato l’invio di armi dopo il 7 ottobre, non abbiamo più autorizzato nessuna esportazione e tutto quel che era stato autorizzato prima non poteva essere utilizzato per scopi militari».
Lei invoca «decisioni che obblighino Israele a ragionare», ma non è vero che il governo dice no alle sanzioni, no a stracciare gli accordi politici Ue con Israele?
«Non entro nei dettagli tecnici che spettano al premier e al ministro degli Esteri, dico che dobbiamo trovare un modo per far cambiare strategia al governo israeliano. Netanyahu non ha ascoltato l’appello di nessuno, nemmeno degli Usa. Il problema non è certo il governo italiano».
Avrebbe senso una coalizione dei volenterosi?
«Cosa potrebbe fare se non portare cibo e medicine, cioè quello che stiamo facendo noi? Lì non c’è uno Stato invaso e un esercito che si sta difendendo, a Gaza lo scontro è tra Israele e Hamas e io sarei contento se ogni terrorista venisse spazzato via».
Vede ancora il rischio che il massacro infinito faccia crescere nuovi terroristi?
«Lo denunciai per primo. Per contrastare Hamas si è superata la misura e ora il rischio è che Israele crei le condizioni perché futuri terroristi crescano e si alimentino, legittimando l’odio e dando un futuro ad Hamas».
Intanto, come denunciato dal «New Yorker», Trump si arricchisce sfruttando i poteri presidenziali. Nessun imbarazzo nel governo Meloni?
«Trump è presidente perché lo hanno votato gli americani, non perché il governo Meloni lo sostiene».
Perché ha proposto maggiore accesso per la Difesa ai dati della cyber sicurezza? Il decreto è pronto?
«Integrare il ministero della Difesa, pilastro della sicurezza nazionale, nell’accesso diretto alle informazioni sulle reti e le infrastrutture critiche, è fondamentale per garantire risposte efficaci alle minacce cibernetiche».
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13 agosto 2025
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