I 100mila euro stanziati dalla Regione per far fronte all’emergenza Blue Tongue saranno disponibili solo dall’anno prossimo. Come riuscirà poi questa somma a coprire tutto, animali morti, smaltimento di carcasse, vaccini, repellenti e disinfestazioni? A chiederselo è l’allevatrice di Ussita Silvia Bonomi, titolare dell’azienda agricola “La Sopravissana dei Sibillini”, sempre in prima linea dai tempi del sisma. Fa una premessa: “Non chiedo e non chiederò mai un contributo, per consentire ad altre aziende che hanno subito danni diretti e indiretti di accedervi senza ridurre il plafond. Ma voglio rappresentare la drammatica situazione, soprattutto del comparto latte, per una questione di fratellanza verso i colleghi, e per dare voce a chi è troppo stanco per lottare”. Sono decine gli allevatori coinvolti nel Maceratese; qualcuno è stato persino costretto a vendere il 50 per cento del gregge ancora sano.
La Blue Tongue (“lingua blu”) in regione ha già causato la morte di 599 capi ovini, principalmente nella nostra provincia. “Per le Marche – prosegue Bonomi – è stato previsto uno stanziamento di 100mila euro, che però è insufficiente tenuto conto che sarà utilizzato per coprire i costi per il vaccino, i prodotti repellenti per gli insetti vettori, i capi morti e l’eventuale perdita di reddito. Risorse oltretutto che non saranno disponibili prima del 2026, considerando che al relativo bando si potrà accedere fino al termine dell’anno corrente”. L’allevatrice mette in luce poi su un altro aspetto critico: “Fa riflettere che oggi il numero dei capi morti sia lo stesso di una ventina di giorni fa. Non vorrei che qualcuno, non riuscendo a sostenere le spese di smaltimento, stia facendo quello che non si potrebbe fare. Di conseguenza, le carcasse attirano i lupi, i quali più mangiando più sono in salute, e questo incide sull’andamento delle cucciolate; questo elemento, negli anni successivi, potrebbe aumentare il numero di attacchi predatori. La colpa non è di noi allevatori, sia chiaro, ma di un sistema che dovrebbe tenere maggiormente in considerazione i rischi per la salute degli animali”.
Bonomi incalza: “Auspico una presa di coscienza dell’entità del problema da parte delle istituzioni: non si può minimizzare dicendo che la Blue Tongue non è pericolosa per l’uomo, perché dietro agli allevamenti ci sono intere famiglie che vivono di questo lavoro. Oltre a misure specifiche per un buon uso delle risorse che il territorio offre, come ad esempio interventi di captazione e opere di presa per l’acqua, bisognerebbe prevedere capitolati di spesa per epidemie improvvise. Ci vuole poco purtroppo ad azzerare un patrimonio zootecnico. Il protrarsi della stagione calda, che ormai in media va da aprile a ottobre, contribuisce al proliferare degli insetti. Fenomeni come questo purtroppo saranno infatti via via sempre più frequenti, anche a causa del cambiamento climatico in atto”. L’insetto vettore della Blue Tongue, un moscerino del genere Culicoides, diventa più attivo infatti quando le temperature superano i 10 gradi.
“Il timore – conclude l’allevatrice – è che venga tutto strumentalizzato in vista delle elezioni regionali. Nessuno deve mettere la bandiera su un argomento come questo. Si tratta di un problema sanitario, che va affrontato con serietà”.