Non ce l’ha fatta Danilo Riahi, il 17enne di origini tunisine che nella notte tra domenica e lunedì aveva tentato il suicidio nella sua cella del carcere minorile di Treviso, dove si trovava da alcune ore, dopo essere stato arrestato sabato scorso dalla polizia a Vicenza e trasferito poi, su disposizione della Procura per i minori, nella struttura della Marca. Il giovane, in Italia come minore non accompagnato, ha cercato di togliersi la vita, impiccandosi con un paio di jeans ma due agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a intervenire e a salvarlo in extremis. Fondamentale la collaborazione con il medico della vicina casa circondariale che ha subito avviato le pratiche per la rianimazione mentre è partito l’allarme al Suem 118. Danilo Riahi è stato ricoverato d’urgenza al Ca’ Foncello di Treviso, in terapia intensiva, ma le sue condizioni sono apparse fin da subito disperate. Ieri, dopo un’agonia di meno di 48 ore, è stato dichiarato il decesso: purtroppo il 17enne non ha mai dato cenni di possibile ripresa. Sulla vicenda la Procura di Treviso ha aperto sempre ieri, martedì 12 agosto, un’inchiesta per fare luce su eventuali omissioni o responsabilità.

L’arresto a Vicenza di sabato scorso

Il giovane, nonostante la giovane età, aveva a carico una serie di denunce per rapina, tentata rapina aggravata, danneggiamento, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, oltraggio e atti osceni. Il minorenne, lo scorso aprile, era fuggito dal centro di accoglienza in provincia di Vicenza che lo ospitava e la sua scomparsa era stata segnalata alle autorità. Fino a sabato il giovane aveva commesso solo reati minori, poi l’istinto criminale è scattato. Il primo episodio di quella giornata è avvenuto verso le 13, quando lungo ponte San Michele a Vicenza il tunisino ha strattonato un anziano il quale, opponendosi al tentativo di sottrazione di una catenina, è caduto a terra ferendosi in modo lieve a un braccio. Subito dopo, in viale Margherita, il 17enne avrebbe minacciato con un coltello un pensionato di 84 anni, scaraventandolo a terra senza riuscire a portargli via nulla. Poco dopo, in viale X Giugno, il ragazzo è entrato nella pizzeria “X Giugno” chiedendo l’elemosina. Il ragazzo – secondo la testimonianza del consigliere Naclerio, titolare della pizzeria – dopo essere stato allontanato e aver ottenuto 5 euro dai dei passanti all’esterno del locale, ha tentato di strappar via un Rolex dal polso di uno di loro, minacciandolo con un coltello, ma è stato messo in fuga dallo stesso consigliere e dai clienti. Il fuggitivo si è diretto verso Monte Berico, inseguito da alcuni testimoni riuscendo però a far perdere le proprie tracce. È poi riapparso in piazza dei Signori, dove avrebbe commesso un’ulteriore aggressione. Poco prima delle 15, le pattuglie lo hanno intercettato in viale Eretenio: per sfuggire, si è tuffato nel fiume Retrone, l’ha attraversato a nuoto, è passato per un cortile interno, ha scalato un edificio e si è introdotto in un appartamento vuoto in contrà Santi Apostoli, barricandosi all’interno. Sul davanzale, ha insultato polizia e cittadini, ha lanciato frammenti di vetro e scaricato un estintore contro le forze dell’ordine. Gli agenti lo hanno individuato all’interno di una stanza angusta dell’appartamento. Il minore avrebbe tentato di colpirli ma è stato immobilizzato con il taser ed arrestato. Gli sono contestate quattro tentate rapine e una rapina. Dopo l’arresto non ha opposto resistenza ed è stato trasferito al carcere minorile di Treviso. La posizione del minore, già scappato più volte da strutture protette, è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria. Tra le misure, avrebbe potuto esserci anche l’espulsione dall’Italia. Una prospettiva che forse lo ha indotto a mettere in atto la terribile scelta di farla finita.

Rachele Scarpa (Pd): «Nessuno dovrebbe morire a 17 anni tra le braccia dello Stato»

«A 17 anni dovrebbe esserci ancora tempo. Tempo per rimediare agli errori commessi, tempo per riscrivere un’esistenza» ha commentato la parlamentare del Pd, Rachele Scarpa «E il nostro paese dovrebbe garantire spazi sicuri e adeguati per avviare un percorso rieducativo, a maggior ragione quando si tratta di minori. Doveva essere così anche per Danilo Riahi, moto suicida a 17 anni nel istituto penale minorile della nostra città. L’emergenza delle carceri nel nostro paese si riflette pienamente anche nella detenzione minorile, che come quella per adulti è resa sempre più insostenibile dal sovraffollamento, dalla sempre maggiore chiusura, dall’assenza di prospettive di reinserimento. Se questa morte, come tutte le altre nelle nostre carceri, non ci mette in profondo allarme, o suscita reazioni altre dallo sconforto, è un sintomo grave di malattia della nostra democrazia. Spero che possa nascere dal basso, anche da Treviso, un moto di sdegno verso la condizione delle nostre carceri che arrivi forte al ministro Nordio: non si può andare avanti così. Oggi un pensiero di vicinanza va alla famiglia di Danilo e ai suoi cari. Nessuno dovrebbe morire a 17 anni tra le braccia dello Stato».

Di Giacomo: «Ministro Nordio si assuma responsabilità»

«Questa volta il Ministro Nordio non ha più nulla da negare: la morte del 17enne di origini tunisine, che nella notte tra domenica e lunedì aveva tentato il suicidio nella sua cella del carcere minorile di Treviso e dopo due giorni di agonia è morto in ospedale, lo inchioda a pesanti responsabilità». Così il segretario della F.S.A. C.N.P.P./S.PP. Aldo Di Giacomo che aggiunge: «E’ la più giovane vittima di quest’anno, la 54esima, nonostante il Ministro tenti di abbassare il conteggio dei suicidi a riprova che non esiste un elenco attendibile ed aggiornato e che non vengano date risposte alle “altre cause” di morte accertata (101), di cui almeno una trentina avvenute in circostanze simili al suicidio o ad atto autolesionistico. Persino l’affermazione del Ministro “siamo sotto la media” dopo questa morte diventa una “boutade” che ha solo l’effetto di propaganda e anzi aggrava le responsabilità tutte politiche. I suicidi dall’inizio dell’anno confermano che gli under 30 anni, i detenuti alla prima detenzione, gli stranieri, specie stranieri o extracomunitari, insieme a tossicodipendenti e persone affette da malattie psichiche sono le categorie della popolazione carceraria a maggiore rischio e che quindi necessitano di maggiori attenzioni. Continuiamo a sostenere che in qualsiasi Paese civile e democratico dopo le gravi esternazioni ci sarebbero state richieste di dimissioni tenuto conto che già in passato il Ministro ha “floppato” con l’istituzione di una task force sui suicidi che non ha lasciato traccia (ma evidentemente il mondo della politica è già in ferie). C’è poco da studiare il fenomeno, è arrivata l’ora di occuparsi seriamente delle carceri e del sistema penitenziario che è ormai arrivato al collasso; servono risposte immediate alle molteplici difficoltà del sistema, prime fra tutte la stage silente di detenuti e la carneficina a cui è sottoposto il personale penitenziario. Queste solo le priorità dell’emergenza carceraria da affrontare ora. Siamo pronti a mobilitazioni mai viste sino ad oggi per inchiodare il ministro alle proprie responsabilità e dare la possibilità al governo di trovare risposte immediate al dramma quotidiano delle carceri».