“Sulla vicenda del post-carbone e sul futuro dell’impianto di Torre Nord a Civitavecchia non possiamo nasconderci: dobbiamo essere preoccupati. E, con onestà, credo che fino ad oggi non sia stato fatto tutto quello che si poteva e doveva fare. La proposta di prorogare la vita dell’impianto fino al 2038 mi pare eccessiva, ma è altrettanto evidente che una chiusura secca al 31 dicembre 2025, senza un’alternativa chiara e realistica, rischia di avere conseguenze gravi sia per la sicurezza del sistema elettrico nazionale sia per l’economia del nostro territorio, che pagherebbe un prezzo altissimo”, dichiara la capogruppo di Italia Viva al Consiglio regionale del Lazio Marietta Tidei.
“Delle 28 manifestazioni di interesse arrivate al MIMIT non conosciamo quasi nulla: su quali aree insistono? Quali sono le reali tempistiche? Che tipo di ricadute avranno sul territorio? Domande legittime che oggi restano senza risposta. Per questo condivido le richieste di chiarezza e trasparenza avanzate anche da alcune organizzazioni sindacali, come l’USB.
Non possiamo far finta che la progettualità esistente – prosegue Tidei – sia già una soluzione pronta all’uso. Per diventare operativa serviranno anni. Anche le aree ZLS sono per lo più agricole, richiedono varianti urbanistiche che non si approvano dall’oggi al domani. Ad essere ottimisti significa parlare di almeno due anni di lavoro, ma ad oggi neppure questi passaggi sono stati avviati.
La verità è che il Governo e la Regione Lazio – in particolare l’attuale Giunta Rocca – non hanno fatto tutto ciò che andava fatto. La nuova perimetrazione della ZLS è ferma da mesi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma non abbiamo notizie sull’approvazione. E nonostante le numerose interrogazioni in Consiglio regionale, non c’è chiarezza né risposte concrete.
Inoltre, a distanza di mesi, a differenza di quanto avvenuto a Brindisi, ancora non è stato nominato il commissario, figura che sarebbe invece fondamentale per accelerare le procedure e coordinare il processo di riconversione. Mentre Genova nel Dl Economia ottiene 140 milioni di euro in due anni, a Civitavecchia non arriva nemmeno un euro per completare diversi lavori al porto. Finora abbiamo assistito solo a promesse e incontri interlocutori.
Serve un cambio di passo immediato. La Regione Lazio faccia sentire la propria voce ai tavoli nazionali. Dopo l’esclusione del sud del Lazio dalla ZES – mentre dentro sono finite Umbria e Marche, con tempismo sospetto in vista delle elezioni – è evidente che il nostro territorio rischia di essere lasciato indietro.
Civitavecchia ha dato moltissimo alla sicurezza energetica del Paese. Oggi merita investimenti, un piano industriale chiaro e un futuro. La chiusura dell’impianto può essere un’opportunità, ma solo se esistono alternative concrete. Non possiamo accontentarci di parole e dichiarazioni di principio: vogliamo certezze, investimenti e rispetto per