“D’ora in poi se vorrò continuare a beneficiare delle cure palliative dovrò pagare”. È questa, in sostanza, la denuncia che abbiamo pubblicato ieri, da parte di un paziente oncologico di 77 anni. L’uomo spiega che nelle ultime due settimane, dopo un ricovero in hospice, ha usufruito di tre servizi a domicilio: assistenza infermieristica, assistenza psicologica e assistenza sociosanitaria.
L’Ausl ora interviene e dice che il servizio a pagamento è solo quello dell’oss che interviene a casa, aggiungendo che la cifra che viene richiesta varia in base all’Isee del paziente. “L’assistenza infermieristica fa parte delle cure palliative e non si fermerà: il paziente continuerà a essere seguito – dice Roberta Mazzoni, direttrice del distretto sanitario di Ravenna dell’Ausl Romagna –. Per quanto riguarda l’assistenza psicologica, neanche quella è a pagamento: è stato ritenuto che il paziente non ne avesse necessità, e comunque lui è rimasto in contatto con la professionista per via telefonica, quindi è tuttora seguito. La partecipazione alla spesa riguarda solo il servizio di assistenza sociosanitaria e la cifra varia in base al reddito, se l’Isee è basso è completamente gratuita”.
In generale, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, “abbiamo comunque équipe dedicate – prosegue Mazzoni – e se il paziente peggiora e ne ha necessità facciamo anche due accessi al giorno a domicilio, in base alla complessità del singolo caso”.
Il servizio socioassistenziale, a differenza di quello infermieristico che è erogato direttamente dall’Ausl, è a cura di una realtà esterna che è convenzionata con l’azienda sanitaria.
sa.ser