di
Matteo Castagnoli

Nella chiesa di San Barnaba al Gratosoglio l’ultimo saluto alla 71enne morta travolta da un auto su cui viaggiavano quattro ragazzini rom

La bara color noce entra nella chiesa di San Barnaba poco prima delle 15 di giovedì 14 agosto. Sopra, mazzi di fiori bianchi, rossi e gialli. Dietro, i familiari di Cecilia De Astis, la 71enne investita e uccisa lunedì da un’auto pirata guidata da bambini tra gli 11 e i 13 anni. La chiesa di San Barnaba si riempie nonostante il caldo. Ci sono duecento tra anziani, amici, vicini di casa e semplici conoscenti del quartiere Gratosoglio, a sud di Milano, dove la vittima viveva da decenni e dove tutti la ricordano «per la sia gentilezza e il suo amore, la sua passione per le piante e i fuori». Tra i banchi anche l’assessora Gaia Romani, a rappresentare il Comune di Milano. (Qui la diretta)

I primi a prendere la parola dall’ambone della chiesa sono le sorelle, Lina e Maria: «La tua morte, sorella maggiore, è il fallimento di una società, di un sistema di cui sei stata vittima». Prima di entrare in chiesa, parlano i figli Filippo e Gaetano Di Terlizzi, con la voce interrotta dalle lacrime. «Mai avremmo pensato a un addio come questo – dicono -. Cerchiamo di fare qualcosa come Paese, dobbiamo prevenire questi eventi traumatici. Non è una morte casuale e poteva benissimo essere evitata. Ci vuole maggiore controllo del territorio».



















































Poi si riferiscono ai responsabili dell’incidente mortale della madre: «Sono dei bambini, non avevano neanche 14 anni. Non possiamo mettere sulle loro spalle tutte la responsabilità del gesto”. Dopo le letture, l’omelia del parroco. Che ha detto: «Nessuna persona è da considerare nemica, anche se imprigionata dal male. Tantomeno dei bambini ai quali è stata negata l’infanzia e per i quali possiamo soltanto sperare che trovino qualcuno che sappia insegnare loro l’amore».


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14 agosto 2025 ( modifica il 14 agosto 2025 | 15:39)