Solo un’ora con me
Non mi dire che mi ami
Non mi serve che mi parli se puoi usare le mani
Se vuoi possiamo legarci come nello shibari
Solo per ventiquattr’ore, solo fino a domani

Dopo il clubtape breve “Red Light” (2023), definitiva affermazione del nuovo percorso da pantera del dancefloor, questo quinto album in studio per Elodie arriva con qualche aspettativa in più. Per chi è rimasto positivamente sorpreso dal formato del mix continuo che già apriva alla grande “Ok. Respira” (2023), la speranza è di veder sviluppata la formula graffiante senza interruzioni lungo un intero album. In realtà, però, c’è stato un parziale arretramento su questo fronte e questo “Mi ami mi odi” risulta sostanzialmente spezzato in due.

I testi sensuali e ammiccanti alimentano ancora un pop elettronico ad alto tasso di groove, sul quale Elodie si muove audace e sicura di sé, in una specie di lungo inno di self-empowerment che occupa la prima parte della scaletta. Al centro di tutto, ancora (e purtroppo?) le relazioni, il sesso, la passione, come a dire il tema che sorregge la quasi totalità del pop da ballare in Italia.
Ma Elodie ha carattere e il suo timbro emana sensualità sin dall’iniziale “Odio amore chimico”, prima di farsi ancora più esplicita in “Thaurus”, con parti rap. Conclude un ideale crescendo con la bollente “1 ora”, sfrontata e caratterizzata da un ritornello con voce filtrata e un basso in primo piano, e quindi con l’ancora più eccitata “Di nuovo”, con un altro ritornello curioso, questa volta su una filastrocca vietata ai minori.
Non c’è più il mix continuo del clubtape ma questa sezione iniziale ha comunque una continuità stilistica sostanziale e quando si conclude, con un’accelerazione che sembra dover condurre a un’esplosione techno o trance, l’arrivo di “Mi ami mi odi” è abbastanza anticlimatico: Dardust apparecchia un brano simile alle altre produzioni che ha firmato per Elodie, soprattutto “Andromeda”, e impiega un minuto per riprendere la giusta energia, scommettendo tutto sull’ossessivo ritornello-filastrocca.

La seconda parte della scaletta sembra perdere un po’ la bussola: “Cuore nero” è un brano più introspettivo ma anche meno potente, con degli archi e un pianoforte fin troppo telefonati e un ritmo più pacato che porta a concentrarsi di più su un testo che non brilla esattamente per estro poetico. È un discorso che può in buona parte estendersi a “Dimenticarsi alle 7”, più vivace ma impantanata tra archi struggenti e lamento romantico in pieno cliché; peraltro, l’abbiamo già ascoltata a Sanremo.
La già edita “Black Nirvana” sembra fin troppo simile a come la cantante suonava qualche anno fa, vedi “Guaranà” (2020). Dal continuum ballabile approdiamo a un più confuso effetto playlist, che però prevederebbe almeno dei brani forti anche in coda: qui invece riceviamo un elettropop-rap obsoleto come “Muah”, con un testo che risulta più ridicolo che stuzzicante, e soprattutto una coppia di duetti quasi inspiegabili, cioè un r’n’b a due voci molto anni Zero come “Feeling” (feat. Tiziano Ferro) e il pop-rap un po’ conscious e un po’ emotivo intitolato “In grado” (feat. Lorenzza), ben poca cosa quando abbiamo Madame e Nayt. L’album arriva completamente sgasato alla conclusiva “Raro”, con l’ascoltatore che potrebbe chiedersi dove è stata persa la direzione.

Elodie è diventata una superpotenza del pop, grazie a un’immagine che buca lo schermo, una serie di singoli di grande successo e live show che attirano molti fan ma dividono anche il pubblico dei social. La dimensione più dance, sudata, sensuale, esplicita è stata notevolmente potenziata in “Ok. Respira” e soprattutto “Red Light”, mentre qua ne esce un po’ indebolita ma tutto sommato percepibile nella prima parte dell’album. Dopo, tra hit già edite, duetti fuori progetto e apparenti scarti da industria del pop mainstream, si fa fatica a difenderla. Il singolo “Yakuza”, con uno Sfera Ebbasta al minimo sindacale, rende ancora più zoppicante la scaletta e fa rimpiangere “Margarita”, peraltro un po’ più divertente e leggera di questo ennesimo pop-trap latineggiante con riferimenti alla malavita, l’invidia degli altri, le palazzine, le manette e chiaramente il carpe diem. Il titolo sembra voler costringere a schierarci in modo netto ma all’alternativa “Mi ami mi odi” qua rispondiamo “dipende”.

12/08/2025