Dario Puppo, con la compagnia di Massimiliano Ambesi e Guido Monaco (qui riportato), ha come d’uso condotto TennisMania, il programma in diretta sul canale YouTube di OA Sport. Tre quarti d’ora a tinte di Cincinnati, soprattutto di Jannik Sinner, ma anche di condizioni, palle, ritiri e quant’altro, visto che l’Ohio regala spunti vari.

Monaco inizia con un’analisi molto dettagliata della (lunga) giornata di Jannik Sinner: “Mannarino si qualifica, 6-2 6-2 a Thompson, 6-3 6-3 a Machac e due set a uno contro Paul. Questo era il biglietto da visita. Ha fatto due quarti di finale a Cincinnati, sui tre nei 1000. E si è capito perché si trova bene qui. Altro che lento, questo campo è ghiaccio! Non so se siano i campi o le palle… i giocatori sono già un po’ a disagio per quello. Mannarino nel primo set è un giocatore, nel secondo trova un rendimento maggiore e ancor meglio dopo la pausa. Nei turni di battuta Sinner zero problemi, poi prende quel break un po’ strano (ma Mannarino fa i numeri). Paradossalmente nei game di risposta fa fatica, per la velocità, perché Mannarino è mancino, perché gioca il servizio piatto a destra che non riesce quasi mai a decifrare, gioca lo slice a sinistra mettendosi vicino al corridoio. Il momento più interessante: gli dicono e lui fa due-tre passi indietro, e da lì riesce a fare un break comunque complicato. Vero che l’inerzia è sempre stata dalla parte di Sinner, ma il secondo set è stato molto tirato e probante. Il numero delle prime è un po’ basso, ma chiude con due ace. A riprova che, nei momenti importanti, quando ha bisogno, il servizio c’è. Su molti campi vedo molti che fanno più ace e prendono meno break del solito. Questo è il campo più veloce del circuito outdoor. Mettiamoci anche il caldo: giocare bene in queste condizioni è molto complicato“.

Seconda parte, ampia anche più della prima: “Qualcuno diceva che il campo è forse, forse un po’ più lento, ma le palle sono velocissime. Basta guardare le partite. Vedere Sinner così in difficoltà in risposta non è normale. Mannarino quando li fa 10 ace su due set? C’è una velocità di gioco notevole che va a incidere sulla spettacolarità delle partite. Jannik non trovava la chiave. Quando prende quella risposta vincente su palla del controbreak e dice all’angolo ‘cosa mi avete detto di fare?’, lì il nervosismo era alto di base. Dove sta l’anomalia del giocare contro Mannarino? Uno: è mancino. Due: dalla parte del rovescio ha praticamente un dritto che esce piattissimo e non sbaglia mai. Tre: il dritto di Mannarino non è un anello debole in tutti i momenti. Gioca con un’incordatura molto lenta: o colpisce giusta la palla o esce di 4 metri. Quando ha trovato il ritmo anche di dritto arrivavano a Sinner continuamente fendenti molto bassi e veloci. Difficile giocare così: ti toglie i punti di riferimento. Cos’è successo nel break? Lo fa scappare indietro ed è punto, lo rifa ed è punto. Alla terza volta ti tira un vincente. Il livello di Mannarino nella mezz’ora finale è stato straordinario. Il francese su questi casi nessuno vuole trovarlo. Ha dato parziali pesanti a giocatori di un certo livello. Ha servito bene ed è riuscito a tener testa nei turni di battuta in modo brillante. Aggiungo due dati: Sinner ha giocato uno slice in tutta la partita ed è venuto a rete tre volte. Ieri andava tutto velocissimo. A quelle velocità Jannik non si fida a giocare lo slice. Notevole la prestazione di Mannarino, questo toglie tutte le preoccupazioni del caso su Sinner, che poteva chiudere 7-5, ma ha chiuso 7-4 al tie-break. Mi sembra una buona versione. Auger-Aliassime è ormai uno dei pochissimi a vantare un head to head favorevole, ma quando trova ritmo col servizio è tosto da breakkare. Però è un giocatore più tradizionale, vengono a mancare le difficoltà che c’erano con Mannarino“.

Tra Auger-Aliassime e tabellone, ma non solo: “Io mi sentirei di dire che Diallo e Mannarino in questa settimana e in questo momento siano stati tra i percorsi più complicati di tutti. Questi sono giocatori scomodi, in forma in un caso e in crescita nell’altro. Jannik secondo me è contento di aver trovato queste difficoltà da cui è uscito brillantemente. In questo tabellone Atmane è l’intruso, ma se vedi il percorso Cobolli, Fonseca e Fritz… irrompe nei primi 100 per la prima volta, con Rune se continua su questo livello non è chiuso. E poi ci sono Khachanov e Tiafoe che hanno patito le fatiche della settimana prima. Khachanov non era in condizione di giocare un match duro. Abbiamo dei quarti di tutto rispetto, i due tabelloni si confermano molto più equilibrati di quanto si pensasse all’inizio. Se Fritz avesse vinto forse sarebbe stata un po’ più forte la parte alta di quella bassa. Non credo che Fritz sia in difficoltà particolare, rimane da corsa a New York“.

Si parla poi dell’argomento ritiri: “Ci sono varie componenti. Succede nell’ambiente del tennis che un giocatore che ha un giocatore sotto set e break con un appuntamento importante vicino fa le sue considerazioni logiche. Dico una tale banalità che mi stupisco che qualcuno ci faccia polemica. Preferiscono fare così. Sono portato a pensare che più che un preservare spesso sia un togliersi dalla lotta, ma è un mix di cose, non è bianco o nero. Prendere punteggi pesanti anche da menomato è fastidioso. Vedi Khachanov dopo la finale in Canada: quando la benzina non c’è, non c’è. Aggiungerei sul tabellone: la presenza di un qualificato a livello di nomi “sporca” un po’, ma siamo di fronte a un super torneo. Io ho intravisto Shelton-Bautista Agut e Ben ha fatto fatica perché Bautista Agut ribatteva colpo su colpo. E anche lui, che è l’uomo di ferro, non è detto che davanti a un set e break sotto si aggiunga a quelli che non rischiano niente in vista di New York. La muscolatura che vai a usare per frenare sul cemento rispetto alla terra ti lascia addosso dei dolori decisamente superiori. A livello traumatico il cemento è durissimo, recuperare muscolarmente è molto più difficile che su terra o erba. La velocità però non porta molti scambi lunghi, e questo aiuta. Altrimenti vedremmo una carneficina, non alcuni ritiri“.

Il tema dominante diventa quello delle palle: “Il discorso palle non è armonizzabile. Non è detto che ogni anno vada sempre bene e va contro la legge del mercato. Si era arrivati sulla terra, ma non solo, ad avere nei tornei pre-Slam sempre le stesse palle. Madrid e Parigi giocavano con le stesse palle, ma era difficile da armonizzare. Le palle hanno due problemi: spettacolarità del gioco e infortuni articolari nel passare da una palla all’altra. Parte del diavolo: sono profumatamente pagati per adattarsi a queste differenze, si lamentano troppo in generale, hanno al seguito osteopati e fisioterapisti, hanno crioterapie e bagni nel ghiaccio, una scienza dell’incordatura delle racchette quasi NASA. Trovare un equilibrio è molto complicato, legato a palle, condizioni atmosferiche e tante cose. Pretendere di giocare ad agosto negli USA col fresco pare un po’ irreale. Penso che siamo sempre lì con uno sport che ogni 1-2 settimane presenta un evento. Che vuoi fare? Sta ai giocatori gestirsi. E gli Slam hanno acquisito talmente tanta importanza che nessuno dei primi 30 si prende rischi in vicinanza. Su questo devono riflettere. Ormai lo Slam è troppo più importante di qualsiasi altro evento. Certe battaglie andrebbero fatte internamente“.

Breve cenno su Nardi-Alcaraz (che esula però dalla partita stessa): “Nardi sarà sempre con una lente d’ingrandimento: adesso vediamo, ha dato un altro segnale, vediamo cosa farà da qui in avanti“.

LA PUNTATA ODIERNA DI TENNISMANIA