Niente da fare per l’ auto elettrica in Italia: gli incentivi aggiungeranno qualcosa ai numeri di quest’anno, ma non basteranno a colmare il nostro ritardo rispetto all’obiettivo dei 4,3 milioni di EV circolanti entro il 2030. E’ il messaggio non certo ottimistico lanciato dallo studio della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM). La fondazione finanziata dal colosso petrolifero ne ricava questa conclusione:  «C’è da attendersi che la discussione sui regolamenti UE in capo ai costruttori automobilistici, che entrerà nel vivo nei prossimi mesi, sarà caratterizzata da maggior realismo». Chi l’avrebbe mai detto?

fondazione eniLa sede della Fondazione Eni Enrico Mattei a Palazzo delle Stelline di MilanoGli obiettivi 2030? Impossibile raggiungerli

Le immatricolazioni di autovetture elettriche in Italia, esordisce il working paper dal titolo “What Hinders Electric Vehicle Diffusion? Insights from a Neural Network Approach”,  «stanno procedendo molto più speditamente rispetto agli anni scorsi (quasi il 29% rispetto ai primi sette mesi del 2024, con una quota di mercato del 5,2%)». E l’impatto dei nuovi incentivi «a fronte di uno stanziamento di 597 milioni di euro – chiosa con un tocco di malizia Antonio Sileo, Direttore del programma di ricerca Sustainable Mobility presso la Fondazione è stimato in 39 mila autoveicoli».

fondazione eniAntonio Sileo

Aumento “organico” delle vendite nei primi sette mesi 2025   ed effetto incentivi potrebbero suggerire che qualcosa si muove anche nella disastrata Italia? O quantomeno sollecitare un rinnovato impegno per raggiungere o almeno avvicinare gli obiettivi che, ricordiamolo, non ci ha imposto l’Europa, ma ci siamo auto imposti nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), aggiornato nel 2024 da questo Governo? Nient’affatto: la Fondazione dell’Eni decreta che gli «obiettivi europei restano lontanissimi per non dire irraggiungibili».

E «anche se quest’anno si dovessero superare le 90 mila immatricolazioni, cosa non scontata anche con l’arrivo dei nuovi incentivi annunciati dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a fine 2025 – calcola Antonio Sileo – saranno meno di 370 mila le autovetture elettriche con targa italiana».  Mentre «per l’ormai vicino obiettivo PNIEC non ne basterebbero 390 mila».

Le “reti neurali” suggeriscono di puntare sulle ibride

A queste conclusioni i ricercatori della FEEM giungono con un «approccio innovativo basato su reti neurali artificiali» (chi siamo noi per contraddirle?)  che «oltre a identificare i principali ostacoli alla diffusione dei veicoli elettrici, segnalano l’utilità di approcci integrati, che vadano oltre le sole politiche di incentivazione, e confermano il troppo e troppo rapido slancio richiesto dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Non a caso oggetto di accese discussioni».

Insomma, non siamo noi indietro, ma sono gli altri troppo avanti. Quindi lasciate ogni speranza voi che vi battete per le auto a zero emissioni: gli italiani non le vogliono e, semmai, preferiscono le ibride.  Un concetto che il working paper esprime così: «Tenendo conto al contempo delle realtà del mercato e del comportamento dei consumatori» occorrerebbe una progettazione «più efficace delle politiche per accelerare l’adozione della mobilità sostenibile» che dia «priorità a queste aree per massimizzarne l’impatto». Qui il testo integrale del documento: https://www.feem.it/publications/what-hinders-electric-vehicle-diffusion-insights-from-a-neural-network-approach/.

Cari ricercatori FEEM, se il resto d’Europa galoppa credete davvero in un’Italia diversamente decarbonizzata?

Vorremmo chiedere però ai ricercatori della Fondazione Eni se, applicando  “l’approccio innovativo basato sulle reti neurali” agli altri Paesi europei, sia possibile capire perchè abbiano quasi tutti tassi di adozione dei veicoli elettrici tre o quattro volte superiori al nostro (vedi tabella qui sopra). E se pensano che, rispettando la gran parte di questi  “il troppo e troppo rapido slancio richiesto” dall’Europa, l’Italia, secondo mercato auto dopo la Germania, possa presentarsi nel 2030 diversamente decarbonizzata, con auto mild e full hybrid o termiche Euro 6 a basse emissioni.

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