Cinquant’anni fa, a Ferragosto del 1975, il pubblico italiano assisteva in anteprima a quello che sarebbe diventato un vero e proprio cult della commedia all’italiana: Amici Miei. Il film, destinato poi a uscire nelle sale in autunno, è oggi considerato un simbolo di Firenze e di un’Italia capace di ridere con intelligenza e irriverenza. «Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione», diceva il Perozzi parlando del Necchi, frase che racchiude perfettamente lo spirito della pellicola e delle sue celebri “zingarate”.
Le origini del film e il tocco di Monicelli
L’idea di Amici Miei nacque dalla mente di Pietro Germi che, colpito da una grave malattia, affidò la regia e la sceneggiatura all’amico Mario Monicelli. Quest’ultimo, con il suo inconfondibile stile, arricchì il progetto e diede vita a personaggi destinati a entrare nell’immaginario collettivo: il Conte Raffaello Mascetti (Ugo Tognazzi), il giornalista Giorgio Perozzi (Philippe Noiret), il Professor Alfeo Sassaroli (Adolfo Celi), l’architetto Rambaldo Melandri (Gastone Moschin) e il barista Guido Necchi (Duilio Del Prete). Amici di lunga data, complici di scherzi e avventure, incarnano lo spirito libero e goliardico che ha reso il film immortale.