di
Marco Imarisio

Il presidente russo cerca l’accordo globale: «Dobbiamo parlare di controllo delle armi. E di interessi comuni»

Quando in Russia si applica il principio della responsabilità collettiva, significa che il momento è importante. Ieri mattina Vladimir Putin ha riunito al Cremlino quasi tutte le massime cariche dello Stato per coinvolgerle e metterle al corrente di eventuali decisioni che solo lui prenderà. C’erano i membri della spedizione in Alaska, resi noti dall’assistente del presidente per la politica internazionale, l’inamovibile Yuri Ushakov, che ne farà parte. Insieme a lui, per la prima volta dall’inizio della guerra coinvolto in un incontro che abbia l’Ucraina in agenda, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, affiancato dal ministro della Difesa Andrey Belousov. Completano la squadra il ministro delle Finanze Anton Siluanov e quello che a Mosca tutti chiamano «L’americano»: il capo del Fondo degli investimenti diretti Kirill Dmitriev, studi ad Harvard, figura chiave dei negoziati con l’amministrazione Usa, accompagnatore personale dell’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff.

Oltre a loro, alla riunione c’erano praticamente anche tutti gli altri. Vladimir Medinsky, l’ex ministro della Cultura che per tre volte ha guidato la delegazione di Istanbul durante i vani negoziati turchi, i vertici delle Forze Armate, numerosi ministri, capi dei servizi segreti, dirigenti del Parlamento e dello staff presidenziale. Mai come oggi il potere russo sarà lontano da Mosca, a riprova del carattere improvvisato del vertice in Alaska. Oltre a Putin, saranno all’estero anche la seconda e la terza carica dello Stato. Il premier Mikhail Mishustin visiterà il Kirghizistan, e lo speaker della Duma Viacheslav Volodin invece è ospite d’onore a Pyongyang.



















































Prima della chiusura delle porte, Putin ha tenuto un breve discorso. Anche il silenzio dei giorni precedenti faceva parte di un consueto rituale all’insegna del business as usual. «L’odierna amministrazione americana intraprende sforzi abbastanza energici e sinceri per far cessare le ostilità e giungere ad intese che rappresentano un interesse comune per tutte le parti coinvolte nel conflitto, al fine di creare condizioni durature di pace tra i nostri Paesi. Sia in Europa, ma anche nel mondo nel suo insieme qualora, per le fasi seguenti, si riesca ad approdare ad accordi nel campo del controllo sugli armamenti strategici offensivi».

Questa la traduzione, quasi letterale. Poche frasi cariche di significato, con annesso segnale a Donald Trump: se vuoi una pace in Ucraina, bisogna andare oltre, fino a disegnare una architettura della sicurezza comprensiva di una nuova dottrina nucleare. Anche Ushakov ha ribadito in modo esplicito il concetto presidenziale. La Russia vuole un vertice-mondo, e non un semplice vertice-Ucraina. «Saranno sollevati obiettivi più vasti della pace e della sicurezza in Ucraina. Si parlerà dei problemi più aspri internazionali e regionali, nonché di uno scambio di opinioni sulla cooperazione bilaterale, anche nella sfera economico-commerciale, che ha un potenziale enorme». Poi l’anziano consigliere ha ricordato che vicino alla base che ospiterà le delegazioni per il vertice, sono sepolti aviatori, militari e civili russi morti durante il trasporto dagli Usa verso l’Urss di aerei destinati al fronte orientale contro la Germania nazista.

L’anziano diplomatico ha anche messo in guardia chi si aspetta svolte immediate, facendo più volte appello a «Padre Tempo». Non a caso, lo stesso Putin ha parlato di «fasi seguenti». Anchorage non sarà una nuova Yalta, come ha suggerito qualche media russo, forse esagerando per eccesso di zelo. «I leader dei tre Paesi che si erano riuniti in Crimea stavano dalla stessa parte», ha detto uscendo dal Cremlino il deputato Aleksej Zhuravlev, membro della Commissione Difesa della Duma. «I nostri Stati invece si trovano ancora su lati diversi delle barricate».

Più tardi anche il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che «nessuno si aspetta la firma di documenti in seguito al summit». Ma intanto, la Russia si gode il momento. Il primo degli aerei di supporto utilizzati per la visita di Putin atterrato ad Anchorage è un Iliushin-96 con il numero RA-96023. È lo stesso che nel maggio del 2022 venne usato da Nikolai Patrushev, all’epoca segretario del Consiglio di sicurezza, per riportare in patria i circa duecento diplomatici espulsi dagli Usa e dalla Gran Bretagna dopo l’invasione dell’Ucraina.

15 agosto 2025 ( modifica il 15 agosto 2025 | 07:16)