Difendersi dalle malattie infettive innescando, allo stesso tempo, un meccanismo protettivo contro il tumore. Interessante, ma come è possibile? La risposta è di quelle che non ti aspetti: attraverso i vaccini pediatrici. Ad avanzare questa affascinante ipotesi è un nuovo lavoro pubblicato su ‘Bmc’ dal gruppo di ricerca Modelli Immunologici Innovativi dell’Istituto nazionale dei tumori Pascale di Napoli, diretto da Luigi Buonaguro. Fra gli autori, anche Angela Mauriello, Beatrice Cavalluzzo, Concetta Ragone, Simona Mangano, Biancamaria Cembrola, Noemi Ciotola e Maria Tagliamonte.
Lo studio è preliminare, ma “il messaggio è potenzialmente rivoluzionario”, dice Bonaguro a Fortune Italia. Vediamo meglio di che si tratta. “Abbiamo analizzato i vaccini pediatrici obbligatori, ovvero l’esavalente (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, Haemophilus influenzae di tipo b (Hib), epatite B), il vaccino MPR (morbillo, parotite e rosolia) e il vaccino contro la varicella”, spiegano i ricercatori del Pascale.
Il meccanismo molecolare che attiva i guardiani del sistema immunitario
A livello molecolare “è stato identificato un mimetismo con alcuni derivati da proteine cellulari e 13 di queste proteine sono significativamente sovraespresse
in diversi tumori umani. Tutti questi risultati suggeriscono con forza che le vaccinazioni pediatriche obbligatorie possano indurre una risposta delle cellule T CD8+ contro diversi epitopi microbici in individui con diverso background genetico”.
Facciamo un piccolo passo indietro: linfociti T citotossici o CTL, sono un tipo di globuli bianchi che svolgono un ruolo cruciale nella risposta immunitaria, in particolare – e questo non vi stupirà – in quella contro infezioni virali e cellule tumorali
Ebbene, questi stessi epitopi microbici “mostrano un’elevata omologia con gli epitopi di proteine cellulari sovraespresse in diversi tipi di cancro“, scrivono i ricercatori nello studio.
Soldati anti-cancro e vaccini
Pertanto, la potenziale risposta antimicrobica dei ‘soldati’ attivati dal vaccino potrebbe reagire anche contro le cellule tumorali. “Quindi, potenzialmente – spiega Bonaguro – se si hanno determinate caratteristiche genetiche, i vaccini possono indurre una memoria cellulare preventiva contro i tumori. Ovviamente, è un’ipotesi affascinante da verificare su larga scala. Sarà necessario un più vasto studio immunoepidemiologico per confermare questi risultati”, conclude lo scienziato. Ma, certo, l’idea è di quelle potenzialmente dirompenti. Siamo certi che ne sentiremo ancora parlare.