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Il problema non è l’estate, ma la sua colonna sonora. I lettori di Today hanno scelto A me mi piace di Alfa; in generale, questa del 2025, sembra una bella stagione senza veri e propri padroni né brani capaci di dettare legge. C’entra la frammentazione del pubblico, le infinite bolle in cui siamo chiusi, un social e un altro neanche comunicano: su TikTok per dire spopola Per dimenticare degli Zero Assoluto, del 2009, in radio Pronto come va dei The Kolors, che in classifica però è assai indietro – aiuto! Ma c’entra anche la stanchezza, il fatto che a dieci anni da Roma-Bangkok (Giusy Ferreri e Baby K) non ne possiamo più di pezzi in cassa dritta con riferimenti sole & mare & mojito all’acqua di rose. Ora che pure il Festival di Sanremo è la piazza principale per questo tipo di hit programmate per distruggere, realizzate con il bilancino, in cui gli artisti sembrano timbrare il cartellino. Siamo circondati, dodici mesi l’anno. Capiamoci.
L’alternativa c’è
Ma non tutto è da buttare, anzi. Fanno meno clamore, non entrano nell’alta rotazione, usano toni più discreti e sono meno sfacciatamente dei successi annunciati (che poi, questi sono i peggiori: si sente dall’inizio che cercano il colpaccio, quasi lo pretendono, poi si sa come va a finire; peccato). Ma ci sono altre canzoni in giro, nuove e non meno estive. Raccontano sempre una stagione, possono fare, insomma, compagnia sotto l’ombrellone, in macchina, mentre si va a ballare. E sono un po’ come La settimana enigmistica, un passatempo leggero che invece di spegnere il cervello, be’, lo accende.
Il pezzo da tenere più sottocchio è Sciallà, che segna il ritorno sulle scene dei Nu Genea a tre anni dall’ultima volta. Il duo di musicisti e produttori napoletani è stato a lungo uno dei segreti meglio custoditi della musica italiana, salvo salire alla ribalta tra il 2021 e il 2022 con Marechià e Tienaté e imponendosi come un’alternativa micidiale: irresistibili e da ballare, trovano la loro freschezza nel recupero del funk partenopeo anni settanta, in un ibrido tutto suonato che guarda al Mediterraneo nel suo complesso. Artigianali e veri, ora – in vista c’è un nuovo disco, ci s’immagina entro i primi mesi del 2026 – si sono spostati sui suoni latini con una sorta di bachata sempre in dialetto: ma chi si aspetta le solite soluzioni è fuori strada, perché questo è un pezzo raffinato, con arie e riff da mariachi e un’affascinante struttura circolare. Eppure come negli episodi precedenti è difficile restare fermi.
Un’altra estate è possibile
L’altro nome da tenere d’occhio è quello di Frah Quintale, di nuovo solista dopo la bella esperienza in coppia con Coez. Probabilmente lo vedremo all’Ariston il prossimo anno – ha in programma un tour nei palasport ad aprile, un indizio non da poco – ma intanto c’è questa Lampo, cronaca di una specie di amore di bagnasciuga costruita su un beat elettro-acustico fischiettante e fresco, altro che i soliti eccessi da cassa dritta. È interessante, e qui siamo di nuovo al funk, anche L’anguria de Il mago del gelato, una band di Milano che ha debuttato quest’anno e che se n’è uscita con un brano che ricorda i vecchi jingle pubblicitari degli anni Settanta: come i cocomeri, è invitante e dissetante, ma pure piena di semi da sputare – e chissà che non sia divertente dar loro la caccia.
Anche se il brano più stralunato di stagione è Felini di Venerus con Marco Castello. Il primo viene dall’urban ma ha abbracciato presto la psichedelica, l’altro è un cantautore ironico e di razza, che pesca tanto da Pino Daniele, Lucio Battisti, Enzo Carella. Questa è una breve allucinazione estiva, tutta in acustico, con un flauto, una chitarra acustica e uno strano fruscio di fondo, che può essere quello inserito dalla produzione, scelta artistica, o quello che semplicemente evocano le parole, così malinconiche, con i due che si rivedono nei gatti randagi, sempre affaticati e sereni. L’inverno è lontano, c’è eco, qui, di Lucio Dalla. “E non so per quale prodigio con tutti i miei amici stiamo nel mondo a fatica, ma siamo felici”, cantano. Ci sta, le ferie sono anche un momento di vuoto, di riflessione su sé stessi. L’hanno descritto in tanti, da Azzurro a E la chiamano estate, fino a Mare mare e ai brani della stessa Giuni Russo. Il problema, oggi, è che ce ne siamo dimenticati. O forse che, presi dalla voglia di essere spensierati a tutti i costi, abbiamo perso questa tradizione.
È “A me mi piace” di Alfa e Manu Chao il tormentone estivo del 2025, secondo i lettori di Today Un’estate senza tormentoni: ci ha stancato anche la musica?