Dentro la casa di un collezionista tra pezzi di modernariato selezionati con cura e sculture d’autore.

A Napoli le sorprese si nascondono nei dettagli, tra le linee barocche di una facciata, il profumo del ragù la domenica mattina, o — come nel caso di Casa Bia — dietro l’inaspettata svolta di una scalinata in piperno (tipica pietra magmatica). È proprio così che inizia la storia di questa casa: da un incontro fortuito con un appartamento dimenticato nel cuore del centro storico, incastonato in un quartiere cinquecentesco tra le salite di Pontecorvo e Tarsia.

«Era come aprire una porta su un’altra dimensione», racconta l’architetto Paola Geirola, fondatrice dello studio dueminimo, «dal caos e dai rumori del quartiere, ci si ritrova improvvisamente in un’oasi di luce e silenzio».

In questo angolo del soggiorno, a fare bella mostra di sé, la lampada da parete “Potence Pivotante” di Nemo Luce incontra una serie di oggetti di antiquariato collezionati nel tempo.Foto di Carlo Oriente.

Una struttura a “C” di 250 metri quadri

L’appartamento — oltre 250 metri quadrati — si sviluppa intorno a una corte interna, secondo l’impianto a cannocchiale tipico dei palazzi nobiliari partenopei. Una struttura a C che abbraccia il verde di un sorprendente giardino di oltre 200 m2, rifugio botanico sospeso nel cuore della città. Quando la giovane coppia di proprietari ha messo piede per la prima volta in quegli spazi, la visione era chiara: restituire al luogo la sua anima autentica, fondendo storia e contemporaneità con la sensibilità del collezionista.

Prospettiva verso il salone dall’area notte, dove i pavimenti policromi in graniglia di marmo restituiscono la memoria storica della casa e dialogano con la luce naturale che attraversa gli ambienti.Foto di Carlo Oriente.

Travi, graniglia, legno e carte decorative

Il progetto è stato un lavoro di ascolto profondo. «Non si trattava solo di recuperare un appartamento antico», precisa Paola, «ma di sintonizzarsi con l’identità del luogo, senza tradirne il carattere». Il restauro ha messo in luce le stratificazioni storiche dell’edificio: travi lignee a vista, pavimenti policromi in graniglia di marmo, legno e cemento, carte decorative ritrovate e recuperate con delicatezza. Ogni superficie racconta una storia, ogni dettaglio riemerge come parte di una narrazione più ampia.