di
Federica Maccotta
La cantante e conduttrice, da sempre ambigua sul tema, minaccia azioni legali. «Sono vittima di transvestigation. È solo spazzatura»
Amanda Lear contro l’emittente televisiva statunitense Hbo. La cantante, conduttrice e modella vorrebbe sporgere querela per come è ritratta nel documentario di Hbo sul mondo trans Enigma, uscito alla fine di giugno. Il progetto racconta la sua storia e quella di April Ashley, modella e attivista Lgbtq+ morta nel 2021. Se la seconda ha vissuto la propria identità di donna trans apertamente, Lear ha sempre negato (o non ammesso) di essere transessuale, mantenendo un’ambiguità. La musa e compagna di Salvador Dalì e David Bowie, 85 anni, si sente «vittima di transvestigation», messa cioè sotto indagine perché nasconderebbe un’identità transgender. Nel documentario inoltre viene fatto il presunto dead name (il nome di battesimo prima della transizione) della cantante: Alain Tap.
Francese naturalizzata britannica, nata nel 1939, Amanda Lear fa parte del mondo di musica, spettacolo e tv, soprattutto nel nostro Paese, dagli anni ’70. Cantante, modella, showgirl, presentatrice e molto altro, da sempre ha giocato con il tema della propria sessualità, preferendo lasciare spazio ad ambiguità e dubbi. Nel trailer di Enigma (il titolo deriva da una canzone di Lear) si vede, in un vecchio filmato, Gianni Boncompagni chiederle se è un uomo: la sua risposta è un civettuolo «Ma Gianni!». Mentre in un altro spezzone racconta a Mara Venier di essersi dichiarata trans solo per attirare l’attenzione e farsi pubblicità, vista la sua voce bassa.
Il documentario, della regista trans Zackary Drucker, racconta la sua vicenda e quella di April Ashley, partendo dagli esordi comuni al Carrousel di Parigi, primo cabaret in cui si siano esibite delle trans. Le strade delle due artiste sono però poi molto diverse: apertamente transgender Ashley, caparbiamente ambigua (pur definendosi donna) Lear. Che nel documentario si è trovata invece presentata come donna trans, con tanto di nome di nascita maschile, indicazione di un’operazione a Casablanca per il cambio di sesso, foto e documenti che scavano in questa parte della sua vita.
Un ritratto che ha fatto infuriare Amanda Lear, come racconta in un’intervista a Il Messaggero. «Il contratto con i produttori della Hbo escludeva certi temi – sostiene –. I miei avvocati hanno mandato una diffida, ma quelli se ne sono fregati. In America fare una causa è un incubo. Anche Brigitte Macron è stata accusata di essere una trans nella serie di Candace Owens (il riferimento è a Becoming Brigitte su YouTube, ndr) ma non è riuscita a bloccarla». Amanda Lear ha anche scritto al Washington Post definendo il progetto «un patetico pezzo di spazzatura».
La regista Drucker, sempre al Washington Post, descrive Enigma come un documentario d’amore su una persona che ammira. «Volevo sapere chi fosse veramente questa mia icona, perché c’è sempre un’ombra di dubbio». Ma di tutt’altro avviso è la diretta interessata che a Il Messaggero dice: «Sono vittima di transvestigation», cioè la pratica di denigrare personaggi pubblici mettendo in discussione il loro genere. «È un vergognoso tentativo di outing, ma non intacca la mia carriera. Fra poco tutti si dimenticheranno questo filmetto osceno». Secondo Hbo l’accordo firmato da Lear prima delle riprese non limitava gli argomenti trattati. Inoltre l’emittente sostiene di non aver ricevuto alcuna comunicazione di diffida dal team di Lear.
15 agosto 2025 ( modifica il 15 agosto 2025 | 14:59)
© RIPRODUZIONE RISERVATA