di
Ivo Stefano Germano

Refrattari ad ogni possibile moratoria credono ad una visione miracolistica e salvifica del mese di agosto, per quanto riguarda il migliorare la forma fisica

«Ho agosto per rimettermi in forma». «Non ne posso più di vedermi così. Quest’anno vacanze sportive». Così con toni da discorso alla nazione, in posizione di plank sul terrazzo di una classica multiproprietà estiva s’avanza il «non agosto» dei forzati del tornare in forma. 

Non c’è verso o argomento a favore dell’otium, delle ferie d’agosto (sempre beato chi se le possa concedere), della pausa salutare, del non pensiero, della leggerezza. Refrattari ad ogni possibile moratoria credono ad una visione miracolistica e salvifica del mese di agosto, per quanto riguarda il plasmare, tonificare, migliorare, se non proprio, mutare radicalmente e drasticamente la propria forma fisica. 



















































In sella di biciclette a pedalata assistita, anche se bolsissimi, lungo i sentieri e le vie dell’Appennino, ascoltando i toni oracolari personal trainer in reel, clip a tutto volume in sala colazione, consultando il Garmin costantemente. Ostinatamente appesi a beveroni prima o dopo corse scomposte, sghembe, tanto, ma tanto volonterose. 

In marcia con le immancabili bacchette da camminata nordica, ogni tanto, spazientiti se qualcuno li si para innanzi. Peggio ancora non riesce a stare al passo. Si tratta del prezzo esatto di nuovi e vecchi doveri che oltrepassando il camminare a zonzo, sopravanzano il semplice gesto di osservare l’orizzonte da una panchina di un parco.

Non è solo un richiamo visivo e plastico alle virtù del salutismo, ma una delle sintassi delle estati performanti e iperconnesse, dove, alla sera al posto del doposole si scaricano i dati. Segmento sociale che, radicalizzando il concetto espresso da Sergio Marchionne, non conosce e vuole le ferie. 

Neppure è interessato a trascorrere ore e ore fra spritz dozzinali, grigliate radioattive, perché agosto è fatto di allenamenti, fatiche, ossessioni metaboliche attuali e future. I forzati della rimessa in forma agostana li riconoscete dai volti fra lo smarrito e l’euforico, a seconda dei risultati, le pupille dilatatissime e un senso titanico e inane di lotta contro il tempo. 

Abnorme conto alla rovescia, faccia a faccia con il proprio corpo in completi tecnici aderentissimi, vacuum addominale, a quaranta gradi, in lotta continua con grassi e carboidrati. In fuga da qualunque tentazione estiva, fosse pure un ghiacciolo da discount. Più ci vedono fermi, statici, immoti e tanto più corrono, saltano, saltellano, si piegano e si rialzano. Agosto come promessa reale della forma ideale che durante l’anno, al massimo poteva manifestarsi come pio desiderio. 

Ora, riso e pollo grigliato, insalate smunte, integratori dalla nuance farmaceutica fanno bella mostra di sé in frammenti social da boomer, a garanzia dello stadio finale del «non agosto» che si esaurirà in «agosto senza» pane, pasta, dolci, fritti e via così cantilenando. Tutt’al più un mezzo morso di anguria, un’ombra di cracker di semi, confessando la natura di piccola concessione. 

Quindici giorni indimenticabili, mirabolanti, faticosissimi in cui farla finita con la sedentarietà, la postura arcuata da ore e ore davanti al computer, il cibo spazzatura. Il pensiero fisso all’IMC, al detox, a drenare secondo un file di linee guida che gira nell’immancabile gruppo Whats-App inerente al tema, per liberare le tossine e mettere in fuga il cortisolo. 

Necessario côté spirituale, metafisico, da bonzo della ritrovata endorfina, quando i risultati saranno sotto gli occhi di tutti. Tempo un anno e sarà di nuovo, un nuovo e promettente «non agosto». La rimessa in forma estiva: un nuovo rito agostano. Altro che i tormentoni


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15 agosto 2025