Una scelta netta, maturata dopo giorni di tensione e accuse, ha portato il ministro della Salute Orazio Schillaci ad azzerare l’organismo di esperti incaricato di orientare le politiche vaccinali del Paese e ad avviarne una nuova selezione improntata a trasparenza e rigore scientifico.
Una decisione motivata dalla necessità di rigore scientifico
Con un decreto firmato in mattinata, il ministro Orazio Schillaci ha dissolto il Gruppo Tecnico Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (National Immunization Technical Advisory Group – Nitag), organismo incaricato di orientare le strategie vaccinali nel Paese. La decisione, comunicata attraverso una nota ufficiale del Ministero della Salute, prevede l’avvio di una nuova procedura di nomina che coinvolgerà, fin dall’inizio, tutte le categorie professionali e gli stakeholder interessati. Il provvedimento, spiega il dicastero, nasce dalla volontà di assicurare un organo di consulenza costituito da figure riconosciute, autorevoli e indipendenti, affinché le future raccomandazioni riflettano esclusivamente l’evidenza scientifica disponibile.
La tutela della salute pubblica richiede la massima attenzione e un lavoro serio, rigoroso e lontano dal clamore, ha ricordato Schillaci, evidenziando come ogni scelta debba porsi al servizio della collettività e non di singole correnti d’opinione. Il ministro ha rimarcato che il futuro gruppo verrà selezionato con criteri trasparenti, includendo esperti di comprovata esperienza in immunologia, epidemiologia, sanità pubblica e pediatria. L’obiettivo dichiarato è quello di ristabilire piena fiducia istituzionale, assicurando continuità alle campagne vaccinali e riaffermando il ruolo centrale delle prove scientifiche, soprattutto in un contesto ancora segnato dalle cicatrici della pandemia.
Le polemiche sulle nomine contestate
Al centro della bufera che ha preceduto lo scioglimento del comitato sono finite le figure di Eugenio Serravalle e Paolo Bellavite, medici che in passato avevano espresso posizioni critiche verso diversi programmi vaccinali, in particolare quelli destinati ai bambini e i più recenti vaccini anti-Covid. La loro presenza, percepita come una vittoria da gruppi apertamente ostili alle vaccinazioni, aveva sollevato un’ondata di preoccupazione tra società scientifiche e associazioni professionali, le quali temevano ripercussioni sulla credibilità delle raccomandazioni e uno scivolamento del dibattito verso territori alimentati da disinformazione e sfiducia.
Alle critiche si sono aggiunti interrogativi sulla procedura che aveva portato alla loro designazione, ritenuta da numerosi osservatori priva del necessario vaglio comparativo. L’insistenza con cui Serravalle e Bellavite avevano messo in discussione l’obbligatorietà vaccinale e la sicurezza dei preparati, pur in assenza di evidenze solide, ha contribuito a esasperare il clima, spingendo il Ministero a una scelta drastica. La revoca, spiegano fonti sanitarie, non rappresenta una sanzione personale, bensì un passo indispensabile per ristabilire coesione attorno a un tema che incide direttamente sulla protezione delle fasce di popolazione più vulnerabili.
La risposta del mondo medico
La decisione di azzerare il Nitag è stata salutata con favore dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo). Il presidente Filippo Anelli ha sottolineato che i professionisti sanitari, «senza se e senza ma», condividono l’esigenza di difendere la salute «con rigore scientifico». Secondo Anelli, l’essere medico impone non solo la cura del paziente, ma anche un impegno costante contro le fake news che circolano su vaccini e terapie. L’adesione alle evidenze, ha ricordato, costituisce il filo conduttore dell’intero Codice di Deontologia professionale, punto di riferimento imprescindibile per l’intera categoria.
Anelli ha poi ricordato l’esperienza maturata durante l’emergenza da Covid-19, quando, fra il 2020 e il 2024, le campagne di immunizzazione hanno evitato – secondo uno studio internazionale pubblicato su una rivista scientifica – oltre due milioni e mezzo di decessi e guadagnato quasi quindici milioni di anni di vita. In media, un anno di vita è stato salvato ogni 900 dosi somministrate, ha evidenziato, ringraziando il ministro per aver riaffermato che la scienza rappresenta progresso, coesione sociale e sostanziale miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini.