Ad oggi le cause dell’anedonia musicale restano in gran parte sconosciute, anche se si ipotizza che la genetica possa spiegare fino al 54% della variabilità nell’apprezzamento musicale

Daniele Particelli

17 agosto – 11:45 – MILANO

C’è chi non riesce a togliersi dalla testa un tormentone estivo, chi si commuove ascoltando la colonna sonora di un film che l’ha molto colpito e chi associa una melodia particolare a ricordi indelebili. La musica, per la maggior parte delle persone, è una fonte di emozioni, piacere e connessioni profonde. Esiste però una piccola minoranza per cui le note non hanno alcun effetto: non provocano brividi, non emozionano e non coinvolgono.

Chi non ama la musica ha il cervello “disconnesso”—  

Si tratta di una condizione chiamata anedonia musicale che non ha nulla a che vedere con problemi di udito o mancanza di sensibilità emotiva. A causarla sarebbe una disconnessione tra le aree cerebrali che elaborano i suoni e quelle che gestiscono le ricompense.

A fare il punto su questa condizione è stato un team di neuroscienziati dell’Università di Barcellona, che ha pubblicato su Trends in Cognitive Sciences una revisione degli studi condotti negli ultimi dieci anni su questa singolare condizione. “Le persone con anedonia musicale percepiscono e comprendono le melodie, ma il loro cervello non ne trae piacere”, ha spiegato Josep Marco-Pallarés, autore principale dello studio.

Le scansioni di risonanza magnetica funzionale lo hanno confermato: quando queste persone ascoltano musica, il circuito della ricompensa – lo stesso coinvolto in stimoli come cibo, sesso o vincite in denaro – si attiva poco o nulla. Eppure, sottolineano i ricercatori, di fronte ad altre gratificazioni, la risposta cerebrale è normale.

I ricercatori non si sono limitati a revisionare i principali studi pubblicati negli ultimi anni, ma hanno anche creato, uno strumento per misurare il grado di gratificazione musicale, il Barcelona Music Reward Questionnaire (BMRQ) per valutare cinque aspetti: le emozioni suscitate dalla musica, la regolazione dell’umore, il valore sociale, il coinvolgimento fisico (danza e movimento) e la curiosità nel ricercare nuove esperienze musicali. Il risultato? Chi soffre di anedonia musicale ottiene punteggi bassi in tutti e cinque gli aspetti.

Ad oggi, però, le cause dell’anedonia musicale restano in gran parte sconosciute, anche se studi gemelli indicano che la genetica potrebbe spiegare fino al 54% della variabilità nell’apprezzamento musicale. 

I ricercatori spagnoli non hanno intenzione di fermarsi qui: il gruppo di ricerca ha già iniziato a collaborare con alcuni genetisti per identificare i geni coinvolti e capire così se questa condizione sia stabile o modificabile nel corso della vita. L’obiettivo è anche quello di indagare altre “anedonie specifiche”, come quella alimentare, che potrebbe derivare da un deficit di connettività tra le aree cerebrali che elaborano il cibo e quelle del circuito della ricompensa.