di
Maurizio Porro

Come Finney, Bates, Harris, Courtenay, Sutherland, O’Toole, è stato parte della new wave inglese, fucina di tormentati inconsci. Aveva 87 anni

Come ha confermato la famiglia, è morto a 87 anni, domenica 17 agosto a Londra, dov’era nato il 22 luglio 1938, Terence Stamp, privando il cinema di un attore glamour, versatile e ambiguo, capace di passare dalla sensuale coppia di Via dalla pazza folla di John Schlesinger, focoso ufficiale dei dragoni in coppia con Julie Christie alle nevrosi ad occhi azzurri del Collezionista di  William Wyler, top del thriller erotico claustrofobico che lo fa vincere a Cannes, fino al cattivo Generale Zold nei due episodi di Lester di Superman, 1978 e 1980.

Ma la sua carriera, in una famiglia in cui il fratello Chris lanciò gli Who, si formò giovanissimo in teatro, diventando poi il golden boy del cinema debuttando 23enne, marinaio omicida, in Billy Budd, dal romanzo di Herman Melville, diretto da Peter Ustinov, una rivelazione che gli fa sfiorare l’Oscar, soffiatogli da Ed Begley.



















































Come Finney, Bates, Harris, Courtenay, Sutherland, O’Toole, è parte della new wave inglese, fucina di tormentati inconsci, via per sempre il self control di David Niven e Alec Guinness, ma anche di rivolte sociali, per cui lavora con Glenville ma anche col deb Ken Loach di Poor Cow, triangolo di sentimenti in una Londra povera e triste.

Le sue grandi occasioni sono italiane: il divo strafatto che viene a Roma a girare un film in pieno delirio Lsd più Poe nell’episodio di Fellini di Tre passi nel delirio, ‘68 (Toby Dammit), poi Teorema di Pier Paolo Pasolini in cui seduce, bello e misterioso visitatore, la grande famiglia borghese milanese, in odore di peccato e santità.

Si permette l’anglo western Due occhi di ghiaccio, il Losey in vacanza di Modesty Blaise con Monica Vitti, ma è anche il poeta Rimbaud al fianco di Brialy-Verlaine nella Stagione all’inferno di Nelo Risi e il militare che sposa Julie Christie in Via dalla pazza folla, a capofitto nell’800 inglese di Thomas Hardy.

Biondo, occhi azzurri e con la Swinging London ai suoi piedi, si fidanza con la modella Jean Shrimpton (ma nel 2002 sposa Elizabeth Rourke) mentre problemi personali stoppano la carriera che riprenderà nel ‘75 con Patroni Griffi e la Antonelli di Divina creatura (onore del doppiaggio di Giannini), amori e bordelli in cornice liberty; indi uno sfortunato Peter Brook (Incontro con uomini notevoli) e Vendetta di Stephen Frears.

Pronto a infinite mutazioni, diventa un non protagonista (nella parabola sullo yuppismo Wall Street di Oliver Stone e Big Eyes di Tim Burton) nel ’99 è Finis Valorum in Star Wars, poi in Pianeta rosso, ma la sua stagione da pezzo unico era al tramonto. Fa eccezione Priscilla, la regina del deserto che nel ‘94 lo porta a interpretare la trans Bernadette, fra i pericoli del deserto australiano e dell’omofobia

17 agosto 2025