L’ipotetica trattativa per la cessione di Iveco è trend topic ormai da giorni: la proprietà Exor (famiglia Agnelli-Elkann) avrebbe ormai aperto una “pista” con il colosso indiano Tata Motors, società che non solo sarebbe interessata ma che avrebbe già presentato un’offerta. “Alla luce delle notizie su una possibile vendita di Iveco, non smentite dall’azienda, unitamente a quelle relative allo spin off della divisione Defence, si aggravano le nostre preoccupazioni riguardo il futuro dei lavoratori di tutto il gruppo”, si legge in una nota congiunta e diffusa dai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm, Fismic-Confsal, UglM e AqcfR, rivolta al ministro delle Imprese Adolfo Urso.
Le preoccupazioni dei sindacati
“Riteniamo inaccettabile apprendere da indiscrezioni della vendita di Iveco – è quanto riferito invece da Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive –: lo scorporo di Iveco Defence si confermerebbe quindi un piano preordinato di cessione di una parte importante del patrimonio industriale della nostra Repubblica. Il Governo fermi qualunque ipotesi di vendita che metta in discussione gli impianti e i lavoratori. La proprietà sta smontando pezzo dopo pezzo l’industria automotive del nostro Paese attraverso una pianificazione di spin off, cessioni e vendite: Ferrari, Marelli, CNH Industrial e ora Iveco. Mentre la proprietà moltiplica i risultati finanziari, l’Italia si impoverisce economicamente e industrialmente con effetti drammatici sull’occupazione”.
Anche la Fim Cisl esprime “forte preoccupazione” per il futuro industriale dell’Iveco. “In primavera l’azienda ha annunciato la volontà di procedere con uno spin off del ramo Difesa – scrive la Fim Cisl –: ma nonostante i solleciti avanzati dalle organizzazioni sindacali, finalizzati a comprendere gli effetti e le ripercussioni dell’operazione sui piani industriali e dell’occupazione, Iveco non ha ancora convocato i sindacati. Oltre a questo, le notizie apparse sulla stampa che parlano dell’apertura di una trattativa per la vendita del gruppo e di un’offerta avanzata da Tata Motors contribuiscono a creare un clima di incertezza tra i lavoratori, molto dannoso in un momento storico già caratterizzato da numerosi elementi di criticità”.
I timori per lo stabilimento di Brescia
Inevitabili i timori anche per lo stabilimento di Brescia, ancora oggi una delle fabbriche più grandi di città e provincia: intanto come ogni anno sta per avviarsi il consueto periodo di cassa integrazione estiva, per oltre un migliaio di dipendenti. Il dibattito (anche bresciano) è arrivato in Parlamento: il Governo, come i liberi cittadini, era ovviamente all’oscuro del progetto di vendita e delle trattative in corso (è una delle costanti del capitale, libero di muoversi e decidere alla faccia di governi e istituzioni). “La possibile cessione del gruppo Iveco solleva forti preoccupazioni”, dichiara il deputato bresciano del Pd Gian Antonio Girelli, primo firmatario di un’interrogazione al ministro Urso insieme ai colleghi Antonella Forattini e Vinicio Peluffo.
“Gli stabilimenti italiani di Iveco sono una risorsa fondamentale non solo per l’occupazione ma per l’intero comparto manifatturiero – continua Girelli –. Iveco impiega circa 36mila persone, di cui oltre 17mila in Italia. Il piano industriale 2024-2028 prevede investimenti per 5,5 miliardi di euro: è evidente che una cessione potrebbe compromettere tale percorso e mettere a rischio occupazione, filiere e competenze. Il Governo chiarisca come intende intervenire”.
Così un altro deputato bresciano, Fabrizio Benzoni di Azione, insieme al collega Giulio Sottanelli: “Le indiscrezioni non smentite su una possibile cessione alla società indiana Tata Motors ci preoccupano. Lo abbiamo fatto presente al ministro Urso che però non ha risposto con chiarezza sul futuro dell’azienda: o il Governo non sapeva nulla di questa operazione, oppure arriva ancora una volta in ritardo. Siamo allarmati di fronte all’incapacità del Governo Meloni di valutare e gestire i processi industriali complessi”.