Le vacanze estive sono il grande dilemma di tutto il corpo docenti sparso su e giù per lo Stivale. Assegnare o non assegnare? Questo è il problema. Amleto sarebbe impallidito al cospetto di un tale, straziante quesito. È questo il momento, infatti, in cui gli insegnanti si dividono in due grandi categorie: chi insuffla gli studenti di compiti forse temendo che i ragazzi rischino l’apnea da astinenza e chi si fa prendere da una compassione bambina (o adolescente) e gli risparmia la fatica mentale almeno per tre mesi. Io, lo confesso, appartengo alla seconda categoria: del resto, anche noi docenti abbiamo tre mesi interi di vacanza – se percepite un velo d’ironia in quest’ultima affermazione ebbene, non siete in errore.

Tuttavia, anch’io che ho sempre ritenuto inutili i compiti durante la sospensione delle attività didattiche, mi pongo il problema di aiutare le ragazze e i ragazzi a tenere in allenamento il cervello. E, dato che i libri di testo, più spesso che no, non incontrano le mie esigenze o le mie finalità, e facendomi odiare più che se avessi assegnato un intero testo di esercizi da svolgere, opto per la lettura di qualche (tre o quattro) libri. C’è da distinguere, a questo punto, i gradi di istruzione: a quanto pare esistono romanzi adatti agli studenti di scuola media, e romanzi più indicati per chi frequenta le superiori. A quanto pare esistono romanzi giusti e romanzi inadatti a qualsiasi età. Ci torneremo.

Cose da tener presenti

Uno dei due nodi cruciali cui bisogna far riferimento per tentare di approfondire la questione relativa alla lettura è che le ragazze e i ragazzi – tranne qualche luminosa eccezione, alcune oasi felici date dalla curiosità personale, da una famiglia d’origine di lettori forti e di stanze piene di libri, di insegnanti che non hanno mai abbandonato il ruolo di educatori – non leggono. Le cause sono molteplici, ma il fatto che i giovani non leggano è tutt’altro che una novità: non è che la mia generazione sia cresciuta a pane e libri. La gran parte delle mie amiche e dei miei amici dei tempi della scuola non leggeva e il passato non è sempre migliore del presente, signora mia.

L’altro nodo scomodo e, in più d’un senso, scandaloso è che gli insegnanti non sono così diversi dagli studenti cui rimproverano di non saper scrivere. Perché gli insegnanti non leggono. Non è un’opinione campata in aria, bensì un’affermazione verificata sul campo e nell’arco di circa dieci anni. La gran parte dei docenti che ho conosciuto e che conosco non legge. Del resto, l’Italia è «Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori» ma non di lettori. Nel primo quadrimestre del 2025 è stato venduto quasi un milione di libri in meno (975.000 per la precisione) rispetto al 2024, anno in cui era già stata segnalata una flessione dello 0,9 rispetto all’anno precedente. In Europa, il mercato italiano è quello andato peggio e i docenti fanno parte delle statistiche, come il resto dei cittadini.

Le scrittrici e gli scrittori italiani e stranieri contemporanei sono poco conosciuti, a scuola. Un altro fattore, diciamo così, invalidante, è il timore di assegnare agli studenti letture poco consone (qualsiasi cosa voglia dire) per l’età. Nota a margine: non ho mai visto nessuno, mi riferisco ai ragazzi e alle ragazze, traumatizzato da un romanzo; al contrario ho visto parecchi giovani – studenti delle scuole medie inferiori o superiori – saltellare liberamente da un tiktok all’altro, spettatori di immagini ben più truculente di una pagina di libro.

Il rifugio dei classici

E quindi eccoci qui, guidati da una prudenza che somiglia molto alla rassegnazione, condizionati dal «potresti avere problemi con i genitori, meglio non rischiare», abbacinati dai «con i classici si va sul sicuro». Eccoci qui a proporre quasi sempre gli stessi titoli che gli studenti odieranno con tutte le loro forze, allontanandosi definitivamente dalla lettura.

Ma c’è un villaggio di insegnanti che resiste ancora e sempre all’invasore: il drappello di coraggiosi che continua a comprare e a leggere libri e che si spinge verso l’infinito e oltre per alimentare la linfa della curiosità negli studenti. Iniziano, nelle letture assegnate dai miei colleghi di lingue straniere, a far capolino i romanzi e i racconti di Sally Rooney, Paul Murray, Benjamin Labatut, Annie Ernaux, Margaret Atwood, Alice Munro, Colm Tóibin. Del resto, le lingue straniere, negli indirizzi di scuola media superiore che non siano il liceo linguistico, contano spesso come il due di coppe quando regna bastoni, e forse questa nostra marginalità ci rende più liberi (o incoscienti?) di proporre e sperimentare.

È chiaro, tuttavia, che il novanta per cento delle letture assegnate durante le vacanze fa capo ai docenti di lettere. Il mio augurio, la mia speranza, il mio desiderio più profondo è che, accanto ai nostri beneamati classici – sempre siano lodati – compaia presto (o, nel migliore dei casi, sempre più spesso) la narrativa italiana contemporanea, che è viva e brillante e talentuosa. Che compaia, e resti, un autore immenso, schivo, raffinatissimo, un maestro come Gilberto Severini.

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