Nel prepartita col Bari, il ds Tare è stato schietto: il serbo “è un’opzione”, così come Hojlund. Un modo, anche, per chiarire a United e Juve che il club rossonero può giocare su più tavoli


Marco Pasotto

Giornalista

18 agosto 2025 (modifica alle 19:40) – MILANO

Arrivati a un certo punto del mercato, quando inizia a intravedersi la bandiera a scacchi, ognuno utilizza la strategia che reputa migliore. C’è chi si nasconde del tutto, chi fa capolino, chi dice qualcosa a mezza bocca e chi si espone in maniera quasi sfacciata. Nel prepartita di Milan-Bari, Igli Tare ha scelto quest’ultima strada quando gli sono stati chiesti lumi sul centravanti. D’altra parte, lo sanno anche i sassi che il Diavolo sta cercando una punta centrale da affiancare a Gimenez. Schermirsi non avrebbe senso. E allora il ds rossonero ha scelto una strada che da un lato è raccontata senza filtri, ma dall’altro apre a svariate ipotesi. Narrazione intuibile: offrendo all’esterno più piste percorribili, i club coinvolti restano senza certezze, rimangono col dubbio che poi il Milan rivolga le proprie attenzioni – e il proprio portafoglio – altrove. Non sappiamo se alla fine il club rossonero otterrà effettivamente benefici dal suo modo di porsi, ma di certo Tare ha parlato chiaramente: “Hojlund è un’opzione buona per noi. Lo stiamo valutando in questi giorni, ma il calciomercato è imprevedibile. Vlahovic? Anche questa è un’opzione”.

Ipotesi—  

A restare impresso è stato soprattutto il passaggio sul serbo, perché nell’ultimo periodo le attenzioni di via Aldo Rossi si sono indirizzate in massima parte sul danese dello United, collocando di conseguenza dietro le quinte la pista che porta a Dusan. Tare invece ha chiarito pubblicamente che la pista in questione è tutt’altro che chiusa. Di certo il Milan sta cercando di insinuarsi nell’ambito di due situazioni spinose – e in parte diverse – per i diretti interessati. Hojlund per esempio non avrebbe mai contemplato l’ipotesi di salutare Manchester se club e allenatore non gli avessero fatto capire chiaramente – prima tenendolo in panchina e poi non convocandolo – di considerarlo un esubero. Il danese, dopo una stagione avara di sorrisi, di base vorrebbe giocarsi le sue opportunità rimanendo allo United. Ora però, per forza di cose, sta rivalutando lo scenario. Ma non è pensabile che il Milan accetti un prestito oneroso con obbligo (come vorrebbe il giocatore) per un esborso complessivo da 45 milioni (come vorrebbero i Red Devils). E allora, ecco rispuntare il nome di Vlahovic.

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gerarchie—  

Che cosa è cambiato nelle ultime settimane? Poco o nulla, per quanto riguarda la parte che interessa al Milan. Ovvero: la Juve non intende cederlo per meno di 20 milioni – soglia della minusvalenza – e lui non intende abbassarsi l’ingaggio-monstre da 12. Così come per Hojlund, a queste condizioni il Milan ringrazierà per l’attenzione e virerà altrove. L’auspicio del club rossonero però resta: ovvero che il passare del tempo induca a più miti consigli soprattutto il giocatore. La situazione è nota: il centravanti titolare al momento è David e la Juve sta perfezionando il ritorno di Kolo Muani. Le gerarchie ovviamente sono fluide, ma Vlahovic si avvierebbe a un ruolo da terza scelta. I fischi dello Stadium nell’amichevole in famiglia hanno completato il quadro: un separato in casa, al netto che di questi tempi stia buttandola dentro. Dal canto suo, l’intenzione è chiara: il Milan sarebbe una destinazione gradita, ma se per il Diavolo fosse economicamente impercorribile, Dusan restarebbe a Torino liberandosi poi gratis la prossima estate. Tare quindi confida che lo scorrere dei giorni, di fronte a orizzonti tutt’altro che gratificanti, possa ammorbidire le richieste. Di certo il messaggio al serbo è stato lanciato forte e chiaro a favore di telecamera. La vera, grande difficoltà del Milan è riuscire a infilarsi tra le spine di Hojlund e Vlahovic senza pungersi.