Mappatura dei nei al centro dell’ultima polemica relativa alla sanità regionale. I Comitati veronesi per la difesa della sanità pubblica puntano infatti il dito su Palazzo Balbi, accusandolo di una riduzione della prevenzione e delle cure, il quale però replica che le modifiche sono state apportate a livello nazionale e che la visita dermatologica rimane garantita a tutti i cittadini. Ma andiamo con ordine.

Comitati veronesi: «Prevenzione del melanoma non più garantita in Veneto»

Il Comitato a difesa ospedale Magalini, il ⁠Comitato per la difesa dell Ospedale Fracastoro S.Bonifacio, il Comitato a sostegno della Salute Mentale(ComSaM), Cittadini media pianura veronese, AIDM odv (Associazione disabili Motori ospedale di Malcesine), il Comitato per la salute pubblica della pianura veronese e il Comitato per l’ospedale di Isola della Scala, compongono il gruppo dei Comitati veronesi per la difesa della sanità pubblica, che con una nota diffusa lanciano l’allarme: «In Veneto la prevenzione del melanoma non sarà più garantita dal Servizio Sanitario Nazionale: la mappatura dei nei sparisce dalle prestazioni pubbliche, trasformando un diritto in un privilegio per pochi».

Il sodalizio di comitati infatti denuncia «con forza la decisione della Regione Veneto di togliere la mappatura dei nei dal Servizio Sanitario Nazionale. Questa prestazione, fondamentale per la diagnosi precoce del melanoma, non potrà più essere prescritta con impegnativa dal medico di base, costringendo i cittadini a rivolgersi al privato e a pagare di tasca propria, con costi che si aggirano almeno sui 150 euro ogni 1-2 anni».

«Il melanoma è un tumore cutaneo in aumento – spiegano i Comitati veronesi per la difesa della sanità pubblica -, che colpisce anche la popolazione giovane (25-49 anni) e per il quale la diagnosi precoce è spesso decisiva per la guarigione. La mappatura dei nei è uno strumento semplice, non invasivo e salvavita.
La Regione giustifica questa scelta parlando di “appropriatezza”, ma nei fatti si tratta di un taglio alla prevenzione e di un modo per “svuotare” le liste d’attesa senza migliorare realmente l’accesso alle cure. Già oggi in Veneto la dermatologia è tra le specialità con i tempi più lunghi, e in molte Ulss si superano i 4 mesi di attesa per una visita.
Questa decisione rischia di aumentare le disuguaglianze – sostengono nella nota diffusa -: chi potrà permetterselo pagherà il privato, chi non potrà rischierà di non fare controlli, con gravi conseguenze sulla salute pubblica».

I Comitati veronesi per la difesa della sanità pubblica chiedono dunque alla Regione: «il ripristino immediato della mappatura dei nei nel sistema sanitario, almeno per le persone a rischio; un dialogo reale con i medici di base per criteri di appropriatezza condivisi; investimenti nella prevenzione dermatologica, non tagli.
La prevenzione non è un lusso: è un diritto. Togliere prestazioni salvavita è una scelta miope e pericolosa».

Regione: «Scelta a livello nazionale»

Dalla Regione Veneto arrivano però alcune precisazioni. Secondo Palazzo Balbi, «che non vi è stata alcuna modifica o riduzione nell’offerta di visite dermatologiche e di controlli per i pazienti con sospette lesioni pigmentate (nei o nevi), che continuano a essere garantiti in tutte le sedi pubbliche e ospedaliere del territorio regionale, secondo le modalità di accesso definite dalle singole direzioni sanitarie. Per maggiore completezza d’informazione, si evidenzia che con l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario nazionale dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), dal gennaio 2025 la cosiddetta “mappatura sistematica dei nei” non è più prevista come prestazione a carico del Servizio sanitario nazionale. Non si tratta di una scelta regionale, bensì di un aggiornamento stabilito a livello nazionale».

La Regione sottolinea che «nella pratica» non cambierebbe nulla per i pazienti: «il cittadino che presenti un nevo sospetto o qualunque lesione cutanea dubbia potrà come sempre rivolgersi al proprio medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta, che – se lo riterrà necessario – formulerà la richiesta di visita dermatologica, prestazione LEA garantita e disponibile in tutte le strutture pubbliche del Veneto (con ticket previsto dalla normativa)».

Ma perché la mappatura non è più un LEA? «La comunità scientifica internazionale (Ministero della Salute, società scientifiche dermatologiche, linee guida europee) è concorde: lo screening sistematico di tutti i nei nella popolazione generale non ha dimostrato efficacia nella riduzione dei melanomi invasivi né della mortalità per melanoma. Per questo non è paragonabile agli screening oncologici di comprovata utilità (mammella, colon-retto, cervice uterina). Ciò non significa che la prevenzione sia meno importante: anzi, resta fondamentale adottare comportamenti prudenti e sottoporsi a controlli periodici dal proprio medico curante, che saprà valutare l’opportunità di ulteriori approfondimenti dermatologici».

In sintesi, da Palazzo Balbi quindi spiegano che: «La “mappatura sistematica dei nei” non è più un LEA per decisione nazionale; la visita dermatologica è garantita in tutto il Veneto, non ha subito alcuna limitazione e viene erogata in accordo con la prescrizione del medico curante; il medico potrà richiederla ogni qualvolta vi siano sospetti clinici su un neo o su altre lesioni cutanee; i cittadini possono continuare a contare su un servizio pubblico attento e disponibile alla diagnosi precoce del melanoma e delle altre patologie dermatologiche; la Regione Veneto non ha emanato alcuna delibera o indicazione alle aziende di riformulare l’accesso alle visite e ai servizi dermatologici, alcune aziende sanitarie hanno autonomamente introdotto percorsi organizzativi specifici sul proprio territorio; la Regione Veneto ha inteso tutelare al massimo la salute dei propri cittadini introducendo percorsi specifici di presa in carico da parte dei dermatologi su richiesta degli MMG, per tutti i soggetti con indicazione alla valutazioni anche periodiche delle pigmentazioni cutanee.
In conclusione, la Regione fa appello per un’informazione in ambito medico e sanitario ancorata a criteri di rigore scientifico e di trasparenza istituzionale. La salute dei cittadini non deve essere oggetto di polemiche o strumentalizzazioni: è fondamentale fornire messaggi chiari, corretti e basati sulle evidenze, così da evitare informazioni fuorvianti e garantire il rapporto di fiducia con il sistema sanitario pubblico».