Negli anni, molti film sono andati perduti per colpa di archivi trascurati o di un destino beffardo, ma pochi hanno una storia affascinante quanto quella di questo titolo australiano degli anni Settanta. Per decenni lo si era dato per disperso, finché nel 2004 il negativo originale non è stato ritrovato in un magazzino di Pittsburgh, dentro una cassa etichettata con la dicitura «For Destruction», ovvero “da distruggere”. Un destino che avrebbe potuto cancellare per sempre una delle opere più disturbanti e potenti del cinema australiano, tornata invece a nuova vita dopo una meticolosa opera di restauro: si tratta di Wake in Fright, diretto da Ted Kotcheff e uscito originariamente nel 1971.
Il film segue la parabola di John Grant, un giovane insegnante di provincia bloccato in un paesino dell’entroterra australiano, Bundanyabba. In attesa di prendere un aereo per raggiungere la sua fidanzata a Sydney, l’uomo si lascia trascinare in una spirale di degradazione. Tra scommesse, alcol e violenze, Grant scivola lentamente in un incubo a occhi aperti, perdendo progressivamente il controllo della propria vita. Emblematica, e a lungo discussa, è la scena della battuta di caccia ai canguri, girata con riprese reali e per questo particolarmente scioccante. Girato con uno stile asciutto e implacabile, restituisce un ritratto disperato e alienante dell’outback australiano, in cui la claustrofobia non deriva da mura fisiche, ma dall’isolamento e dall’impossibilità di sfuggire a una comunità ossessiva.
La riscoperta di Wake in Fright ha permesso di rivalutare la sua importanza nella storia del cinema. Se al momento dell’uscita ricevette critiche positive, fu comunque un clamoroso insuccesso commerciale, venendo dimenticato rapidamente. Solo dopo il restauro e la proiezione al Festival di Cannes nel 2009, a distanza di quasi quarant’anni, il film ha ottenuto il riconoscimento che meritava, venendo definito una pietra miliare del cinema australiano e internazionale. Quentin Tarantino lo ha descritto come «uno dei film più spaventosi che abbia mai visto», mentre Martin Scorsese ha parlato di un «capolavoro assoluto» che merita di essere studiato. Oggi i voti sugli aggregatori confermano questa rivalutazione: su Rotten Tomatoes Wake in Fright vanta il 100% di recensioni positive della critica e un consenso solido anche da parte del pubblico. Su IMDb mantiene una media di 7,5/10, segno che l’impatto disturbante del film non ha perso forza neppure dopo decenni. Molti spettatori lo descrivono come un’esperienza visiva estrema, capace di restare impressa a lungo, con una tensione che non concede tregua.
Il percorso travagliato di Wake in Fright – da flop commerciale a capolavoro riscoperto – lo rende un caso unico nella storia del cinema. Il fatto che un’opera tanto radicale e disturbante sia stata a un passo dall’oblio, per poi riaffiorare da una cassa etichettata «da distruggere», aggiunge ulteriore fascino a un film che oggi continua a dividere e sconvolgere, ma che nessuno può più permettersi di ignorare.
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