di
Giulia Mietta e Alberto Pinna
I decessi a Genova e Olbia. Salvini difende l’Arma, Salis attacca
Due episodi in due giorni. Dopo il caso di Olbia di sabato notte, un’altra persona è deceduta domenica pomeriggio a Genova colpita con il taser (sempre) dai carabinieri: si tratta di Elton Bani, 47 anni, di nazionalità albanese. La sequenza e la vicinanza temporale dei due fatti hanno scatenato mille polemiche. In difesa dei militari sono scesi in campo i sindacati di polizia e il fronte politico di centrodestra. Critici invece sull’uso dello strumento i settori della sinistra. Tutto questo mentre sul fronte delle indagini i quattro carabinieri coinvolti sono stati iscritti nel registro degli indagati: un atto dovuto delle Procure per avviare subito i primi accertamenti e disporre le autopsie.
L’operaio edile
Elton Bani, 41 anni, è morto dopo essere stato colpito per tre volte con il taser dai carabinieri intervenuti nei pressi della sua abitazione a Sant’Olcese, comune dell’hinterland genovese. Il primo dardo lo ha sfiorato, il secondo è andato a segno ma non lo ha immobilizzato, il terzo dardo lo ha abbattuto. L’episodio è avvenuto domenica pomeriggio in via Mattei, in parte per strada e in parte nella palazzina.
La procura di Genova ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Indagati i due carabinieri del nucleo radiomobile che hanno maneggiato l’arma. Elton Bani, operaio edile, di nazionalità albanese, era già noto alle forze dell’ordine: in passato aveva scontato un mese di pena in carcere per falso. Nel pomeriggio del 17 agosto inizia a dare in escandescenze nel cortile davanti a casa. Alcuni vicini, chiamano il 112 che manda sul posto un’ambulanza. I militi della Croce d’Oro provano a calmare il 41enne ma senza successo. Bani inizia a lanciare sedie e oggetti nell’androne del palazzo, poi torna all’esterno e sale in macchina, iniziando a guidare a zig zag.
I carabinieri
Il nucleo radiomobile invia una pattuglia di quattro uomini. Questi provano a far scendere Elton Bani dall’auto per identificarlo. Accetta di andare a prendere i documenti a casa. Poi si scaglia contro i carabinieri. Che riescono ad ammanettarlo ma lui non si placa e continua a scalciare e dimenarsi. Uno dei carabinieri, quindi, prova a bloccarlo utilizzando il taser ma lo colpisce solo di striscio. Tenta un nuovo lancio e questa volta il dardo raggiunge l’uomo che, però, prosegue ad agitarsi. Viene sparato un terzo dardo e questa volta Bani cade a terra, prima in preda a convulsioni, poi esanime.
I carabinieri chiamano i soccorsi sanitari ma i tentativi di rianimazione sono vani: muore poco dopo. Fa un primo sopralluogo il medico legale Isabella Caristo che rileva sul corpo i segni riconducibili a più scosse. Le cause effettive della morte, però, saranno accertate attraverso l’autopsia che sarà disposta domani. Gli esami dovranno chiarire se Bani fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o alcol, come hanno ipotizzato i carabinieri intervenuti, o se avesse patologie. «Le responsabilità devono essere accertate, quattro carabinieri contro uno, era davvero necessario usare il taser?», si chiedono i familiari assistiti dal legale Cristiano Mancuso.
Il caso Olbia
Anche Gianpaolo Demartis, 57 anni, originario di Bultei (Sassari) è morto dopo essere stato fermato col taser a Olbia. Sabato notte urlava, minacciava i passanti ed è anche entrato nei giardini di alcuni vicini. Quando la pattuglia è arrivata, nella strada c’erano alcune decine di persone. Uno dei presenti avrebbe riferito al fratello di aver visto che aveva una ferita in faccia. La magistratura potrà verificarlo giovedì con l’autopsia.
Ancora non sono stati sentiti dalla procura di Tempio Pausania i due carabinieri indagati. Ma ai colleghi delle pattuglie intervenuti subito dopo hanno riferito di avere per tre volte avvertito Demartis: «Calmati! Se non ti fermi usiamo il taser». Una ricostruzione che non ha convinto i familiari. «Giampaolo era cardiopatico, assumeva farmaci. Vogliamo la verità». L’avvocato Marco Manca conferma: «Quel che è accaduto non è affatto chiaro. Nel suo passato non ci sono episodi di violenze né aggressioni». Demartis aveva subìto un processo per stupefacenti. Si era poi trasferito a Olbia e faceva lavori di manutenzione e giardinaggio in Costa Smeralda.
La polemica politica
Difende l’operato dei militari il segretario della Lega Matteo Salvini: «E adesso che nessuno se la prenda coi carabinieri che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere». Sulla stessa linea Maurizio Gasparri di FI: «Sarà pure un atto dovuto ma il fatto che carabinieri vengano indagati a Genova solleva molti dubbi». Di diverso avviso (sui social) l’europarlamentare di Avs Ilaria Salis: «Il taser è un’arma pericolosa, che può rivelarsi una condanna a morte anche per chi abbia un banale, piccolo problema di salute. Va dismessa». Chiede invece verifiche immediate sul taser la senatrice di Italia Viva, Raffaella Paita: «A tutela di tutti».
18 agosto 2025 ( modifica il 18 agosto 2025 | 23:29)
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