di
Alessandra Coppola

«Il ruolo della Francia e dell’Ue deve essere di garantire la sicurezza di Kiev»

DALLA NOSTRA INVIATA
PARIGI – «Penso che Putin voglia la pace? La risposta è no: credo che voglia la capitolazione dell’Ucraina». Con questa ferma diffidenza il presidente Emmanuel Macron è a Washington per accompagnare, assieme agli altri colleghi europei, il leader di Kiev Volodymyr Zelensky al cospetto di Donald Trump. Che gli americani cerchino un accordo l’Eliseo lo prende per vero, benché dietro le quinte consideri la diplomazia Usa incostante come «un battello ebbro» (dalla poesia di Rimbaud). Del resto il capo della Casa Bianca era partito per l’Alaska promettendo un cessate il fuoco ed era rientrato alla base convinto della necessità di un’intesa globale. La linea di Putin.

Ora il ruolo che si dà Macron è di tenere la barra. Con protagonismo, certo, come sospettano gli italiani. Ma anche con la sincera, solida convinzione che ci troviamo «nell’ora dei predatori», da Est a Ovest (come il titolo del libro di Giuliano da Empoli che il presidente ha letto e variamente citato).



















































Ampio, deciso movimento di braccia domenica alla conferenza stampa all’uscita della residenza estiva a Bormes-les-Mimosas, dopo la video-conferenza dei Volenterosi: è anche possibile che Zelensky faccia delle dolorose concessioni territoriali, se crede; il ruolo di Parigi e delle altre capitali occidentali è quello di garantire la sicurezza dell’Ucraina. Come? Non basta, secondo l’Eliseo una sorta di articolo 5 del Trattato Nato, la soluzione all’italiana: intervento in caso di attacco. Per Macron sarebbe «teorico», serve invece «sostanza», dice: un aiuto concreto sul campo. 

«Un esercito ucraino robusto che dovremo dire noi europei e americani come lo formeremo, lo equipaggeremo e finanzieremo perché duri». E poi, punto chiave, bisognerà definire i contorni di una «forza di rassicurazione», schierata a Kiev e lungo la linea del fronte per garantire la tenuta della pace.

Le firme nero su bianco non sono sufficienti, ricorda Macron, Mosca le ha tante volte stracciate, esplicito riferimento agli accordi di Budapest del 1994 quando l’Ucraina post sovietica ha ceduto le armi nucleari in cambio di una garanzia di indipendenza e sovranità che non è stata rispettata.
Postilla, la felpa del capo della diplomazia russa CCCP al vertice di Anchorage non ha tranquillizzato i francesi: indietro non si deve tornare. 

18 agosto 2025