di
Irene Soave
Classe 1989, quattro figli con un ricchissimo inglese figlio di un Lord, l’influencer vicina al movimento Maga vanta spesso un rapporto stretto con il presidente degli Stati Uniti. Che però non è iniziato nel migliore dei modi…
Su X insiste, anche dopo la causa per diffamazione di 218 pagine presentata a un tribunale del Delaware dai coniugi Macron, che si dicono anche «pronti ad andare a testimoniare»: «Guardate la mia serie, basta il primo episodio per convincersi», scrive ai 6,9 milioni di seguaci. «Certo Macron e sua moglie non vanno a denunciare giornalisti dall’altra parte del pianeta perché noi abbiamo mentito». Quella che usa in queste ore l’influencer dell’ultradestra americana Candace Owens, classe 1989, è una delle strategie più usate dei complottisti di tutto il mondo: sostenere la propria tesi nonostante sia incredibile, e se chiamati a risponderne in tribunale dire che «è solo il segno che li abbiamo punti sul vivo». La tesi che Candace Owens sostiene nel suo documentario YouTube in otto puntate «Becoming Brigitte», pubblicato a inizio anno e visto da quasi tre milioni di utenti, è che Brigitte Macron sia nata uomo, con il nome di Jean-Michel Trogneux, e che da uomo abbia sedotto e abusato l’allora minorenne Emmanuel Macron.
Owens e il suo staff sostengono anche, se è per questo, che i Macron siano parte di «un programma segreto della Cia che ha condotto esperimenti su esseri umani per sviluppare tecniche di controllo mentale tramite droghe, manipolazione psicologica e tortura». Nella memoria di 218 pagine consegnata al giudice del Delaware i Macron negano anche questo.
«La campagna diffamatoria della signora Owens – si legge in un comunicato firmato dalla famiglia presidenziale – era chiaramente volta a molestare e causare sofferenza a noi e alle nostre famiglie, nonché ad attirare l’attenzione e la notorietà. Le abbiamo dato ogni opportunità di ritrattare queste affermazioni, ma lei ha rifiutato». E anzi, a giugno nel suo podcast e oggi sui suoi social insiste: «Mi ha chiamata persino Trump per dirmi di smettere di parlare del pene di Brigitte Macron, che l’ha vista da vicino e per lui era una donna». Sottinteso: ma non tacerò.
Ma chi è Candace Owens e a cosa deve il suo seguito?
Terza di quattro figli, è cresciuta nello stato di New York da una famiglia di origini caraibiche. A scuola dei ragazzi più grandi la bullizzano, facendole telefonate razziste: lei, 17 anni, fa causa alla scuola e ottiene un risarcimento da migliaia di dollari. Seguono studi di giornalismo, uno stage a Vogue, un lavoro da segretaria in una società di private equity iniziato nel 2012 e finito, pochi anni dopo, come vicepresidente della stessa società. Inizia presto anche l’attivismo online, fondando un sito che permette di tracciare i bulli anonimi – forse per vendetta sui suoi trascorsi – e anche un blog molto critico del pensiero conservatore, del Tea Party e, in un post del 2016, anche delle dimensioni intime di Donald Trump.
Poi la svolta: nel 2017, con l’insediamento di Trump alla Casa Bianca per il primo mandato, Candace Owens inizia a scrivere in suo favore. Critica le nozioni di «diseguaglianza», «razzismo», «identità»; apre un suo canale YouTube e fonda un sito, Red Pill Black, per conservatori neri. A fine 2017 il think tank «Turning Point Usa», vicino al movimento Maga, la assume come «agitatrice culturale».
E qui comincia la sua visibilità nazionale: Donald Trump si riferisce a lei, in un comizio, come a una «pensatrice molto acuta», very smart. Ad aprile 2018 arriva persino un endorsement di Kanye West, su Twitter: «Amo il modo di pensare di Candace Owens». Lei, galvanizzata, twitta poco dopo che nel 2024 potrebbe candidarsi a presidente.
Non lo ha fatto. In compenso però ha lanciato: uno smartphone chiamato Freedom Phone, costo 500 dollari, «non controllato da Apple o da Google». Era in realtà uno smartphone cinese. Una «banca anti-woke», chiamata GloriFi; fallita prima di aprire i primi conti correnti. Una serie YouTube intitolata «Harvey Speaks», che sosteneva l’innocenza di Harvey Weinstein, ripetutamente condannato per reati sessuali e detronizzato dal movimento #meToo.
Le critiche più violente le ha destinate al movimento Black Lives Matter. Nel 2018 ha parlato dei suoi militanti come di «un branco di mocciosi piagnucoloni, che si fingono oppressi per ricevere attenzione». Nel 2020 ha definito il partito democratico americano come «una piantagione», dove gli elettori neri sono trattati come schiavi, cioè soggetti da cui c’è solo da prendere, senza mai dare loro nulla. «Le vite nere importano solo sotto elezioni, ogni quattro anni». Anche sulla violenza di polizia, diretta soprattutto ai neri – e argomento chiave delle proteste – ha spesso ripetuto che «è più probabile che un nero ammazzi un poliziotto che viceversa, 18 volte e mezzo più probabile».
Detesta i transgender, sostiene che alle donne che non si sposano e non hanno figli «avvenga qualcosa di biochimico» che manda in pappa il cervello, è a favore delle trad wife e definisce la Disney «un’azienda di pedofili e adescatori» per la promozione della diversity nei suoi film. Tifa per il muro al confine col Messico. Nega il riscaldamento globale, l’atterraggio sulla Luna, l’utilità dei vaccini. Insomma, tutto il repertorio.
Si è sposata con l’ultraconservatore figlio di un Lord britannico, il ricchissimo George Thomas Farmer, e hanno quattro figli; le nozze, avvenute ad agosto 2019, sono state celebrate a Charlottesville, in Virginia, in un vigneto di proprietà di Donald Trump.
Ed è proprio in forza di questo sodalizio politico, certo non iniziato nel migliore dei modi, che Candace Owens, nel suo podcast, ha potuto annunciare mercoledì che «se ci sarà un processo sui Macron, io a testimoniare chiamerò Trump». Nessun commento, per ora, dalla Casa Bianca.
24 luglio 2025 ( modifica il 24 luglio 2025 | 11:54)
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