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Claudio Del Frate
Sette sono i leader che hanno scortato Zelensky a Washington e altrettanti erano i pistoleros schierati a difesa dei peones messicani nel western del 1960. Come finirà?
Sette erano i leader europei recatisi a Washington a dar manforte a Zelensky; e sette erano anche i pistoleri che – nella fiction cinematografica – accettavano di difendere il villaggio messicano di peones dai taglieggiamenti del bandito Calvera. L’indomani del movimentato vertice alla Casa Bianca più di una testata – ad esempio il sito Politico.eu – si è divertita a fare un parallelo con «I magnifici sette», capolavoro western del 1960 il cui successo diede origine a una vera e propria saga. E in effetti i punti di contatto tra realtà e immaginario non mancano.
Per evitare che la missione di Zelensky oltreoceano si trasformasse nel disastro del febbraio scorso, il presidente ucraino è stato accompagnato da una nutrita quanto qualificata delegazione di alleati: Ursula von der Leyen, Keir Starmer, Emmanuel Macron, Frederich Merz, Giorgia Meloni, Mark Rutte e Alexander Stubb. In tutto fanno sette. Dovevano scongiurare che il «cattivo» (Vladimir Putin o Donald Trump?) facesse un sol boccone dell’Ucraina imponendo condizioni di pace umilianti. A detta di tutti, la breccia del dialogo si è finalmente aperta proprio grazie al supporto dei «magnifici sette», Zelensky ha fatto ritorno a Kiev sano e salvo e la storia continua.
Che cosa racconta il film? Che i poveri contadini al confine tra Messico e Stati Uniti subiscono periodicamente gli assalti della banda del perfido Calvera che li depreda del cibo e dei loro miseri averi. I capi del villaggio decidono di reclutare qualcuno che garantisca loro la sopravvivenza e fronteggi i malviventi. La trovano in un gruppo di pistoleros che accettano la sfida per i motivi più diversi: chi mosso da senso di giustizia, chi convinto che troverà un tesoro nascosto, chi deve guarire ferite e sensi di colpe interiori. Onore, avventura, guadagno, frontiera, sangue, potere: nella storia non manca niente.
Non spoileriamo il finale anche se il film è entrato nella galleria dei classici e ai tempi ebbe un grande successo. La produzione potè contare su un cast eccezionale (tra i «magnifici» figuravano Yul Brinner, Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn. Horst Buchoilz e Robert Vaughn) e anche la colonna sonora divenne celeberrima. La storia, tra l’altro, è un riadattamento di un altro capolavoro cinematografico, «I sette samurai» di Akira Kurosawa. Incrociamo le dita.
19 agosto 2025 ( modifica il 19 agosto 2025 | 19:55)
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