Caricamento player
Più o meno da quando è uscito, il 6 agosto, il film horror Weapons è il più visto nei cinema italiani. A livello internazionale ha incassato nel suo primo weekend 70 milioni di dollari, e in meno di due settimane è arrivato a superare i 148 milioni: una cifra notevole per un film da 38 milioni di budget. Non è raro che i film horror vadano molto bene al cinema nei primi giorni ma il fatto che l’incasso si mantenga molto sopra le aspettative anche nel secondo weekend è solitamente dovuto al passaparola e alla critica.
Quella di Weapons è una storia originale, quindi non legata a una saga, a un libro o ad altri prodotti già commercializzati. Zach Cregger, che l’ha prodotto, scritto e diretto, era però già conosciuto e apprezzato per un altro film horror, Barbarian, che quando uscì nel 2022 ebbe molto successo. Entrambi i film vengono fatti rientrare nella sottocategoria dei cosiddetti “horror d’autore”, quelli che conciliano sangue, tensione e salti sulla sedia (parecchi) con una scrittura e una produzione di qualità.
Weapons è ambientato in un’anonima cittadina di provincia degli Stati Uniti, dove una notte 17 bambini di una classe della scuola elementare escono dalle rispettive case e spariscono nel buio. Il film racconta quello che succede dopo alla maestra della classe (Julia Garner), al padre di uno di loro (Josh Brolin), al preside della scuola (Benedict Wong), e ad altri personaggi. La narrazione è scandita da più capitoli, ognuno dei quali assume il punto di vista di uno di questi personaggi, che poco alla volta si avvicinano alla soluzione del mistero.
Nelle varie interviste che ha fatto in queste settimane Cregger ha raccontato di aver scelto di dare questa struttura al film ispirandosi a Magnolia e al libro Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan. «Non so che problema ho, mi piacciono le storie frammentate». Questa tendenza si vedeva già in Barbarian, dove cambi di prospettiva e salti temporali e spaziali sono decisamente spiazzianti e forse la cosa che resta più impressa dopo aver visto il film. Tra i critici c’è chi considera la struttura a capitoli di Weapons un punto di forza per la narrazione, e chi invece ha obiettato che alla lunga il continuo cambio di prospettive sia solo un modo per “allungare il brodo” (il film dura 2 ore e 8 minuti).
Tra gli aspetti più elogiati dalla critica c’è la recitazione di Amy Madigan (dire che ruolo interpreta però potrebbe rovinare un po’ la visione) e il cast in generale. Cregger ha raccontato di aver dovuto ricomporlo da capo perché la produzione era andata per le lunghe e i primi attori che aveva scelto non erano più disponibili. La scelta è comunque sempre caduta su attori capaci di interpretare ruoli drammatici e di enorme tensione ma anche di mantenere la vena comica e grottesca che attraversa tutto il film.
Su questo il critico David Rooney ha scritto che Weapons è decisamente un film «più strano che spaventoso, cosa che potrebbe lasciare insoddisfatti alcuni appassionati del genere». In realtà Weapons è anche un horror molto tradizionale, con la sua buona dose di prevedibili jumpscare e almeno un paio di scene eccessivamente violente. Peter Debruge di Variety ha definito Weapons una storia della buonanotte dei fratelli Grimm, «di quelle per cui gli spettatori poi fanno fatica ad addormentarsi».
A differenza di molti horror d’autore (come Hereditary e Longlegs, solo per dirne due) è poi stato molto apprezzato il fatto che sia un film in cui tutto si spiega e che non lascia allo spettatore il compito di trovare grandi risposte o interpretazioni.
A questo proposito ci sono vari aspetti del film che possono essere letti come metafore, a partire dalla classe vuota che negli Stati Uniti evoca subito il problema delle sparatorie nelle scuole. Un altro tema è quello dell’alcolismo: Cregger ha raccontato di essere stato un alcolista e di aver dovuto convivere con genitori con la stessa dipendenza, e che alcuni elementi del film prendono ispirazione dalla sua storia familiare. Ha però anche detto in più occasioni di non aver fatto un film per dare un messaggio ma per intrattenere il pubblico, e che se ci sono cose che deve spiegare allora significa che ha fallito come autore.
Prima di diventare noto con Barbarian, Cregger aveva fatto parte del gruppo comico Whitest Kids U’ Know e aveva recitato come attore in varie sitcom poco conosciute in Italia. Ha detto di aver cominciato a scrivere Weapons dopo la morte improvvisa di un caro amico e collaboratore, senza sapere bene dove sarebbe andata a finire la storia e affidandosi a un noto consiglio di Stephen King (al quale l’ispirazione del film è palese) secondo cui il lavoro dello scrittore è come quello del paleontologo, che scava e scopre un osso alla volta.
Dopo la stesura della sceneggiatura, Cregger ha raccontato di aver usato un software che permette di distribuirla contemporaneamente a tutte le case di produzione, come in una specie di asta in cui vince chi se la aggiudica per primo. La pubblicò alle 8 e alle 9:30 il dirigente di Warner Bros Mike De Luca rispose dicendogli di voler fare quel film con lui. Per Weapons poi Cregger ha rimesso insieme molti professionisti che avevano già lavorato alla produzione del suo primo film.
Per Warner Bros il successo di Weapons si aggiunge a una serie di ottimi incassi iniziata ad aprile con Un film Minecraft e proseguita con Sinners (un altro horror d’autore), Final Destination Bloodlines, F1 e Superman. L’Hollywood Reporter ha scritto che con questo film Cregger si è confermato uno degli autori più richiesti di Hollywood.
– Leggi anche: Con il nuovo Superman, la DC vuole fare come la Marvel