Cosa succede se alla fine il ponte sullo Stretto di Messina non si fa? Sulle penali da pagare la domanda è sempre stata ricorrente. Un motivo c’è. Il governo Meloni ha resuscitato il progetto per la costruzione dell’opera, con sponsor principale il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Gli interpreti sono gli stessi che in passato avrebbero dovuto costruire il ponte: la Stretto di Messina Spa e il consorzio Eurolink con a capo WeBuild. E sempre gli stessi sono ancora in tribunale per richieste di risarcimento allo Stato per oltre 700 milioni di euro.
Le anticipazioni sull’atto aggiuntivo: il costo delle penali
Dopo che il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipess) ha approvato il progetto “definitivo”, la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink hanno firmato un “atto aggiuntivo”. Qui sono contenute le basi del rapporto tra Stato e privati per la costruzione del ponte. L’appalto è lo stesso di vent’anni fa, ma nel frattempo i costi sono cresciuti del 248 per cento.
Nell’atto aggiuntivo sono contenute le penali, sia per la parte pubblica che per quella privata. Il documento non è ancora stato reso pubblico e come appreso da Today.it sarà noto solo dopo l’approvazione della delibera Cipess da parte della Corte dei Conti.
Secondo quanto trapelato, in caso di blocco dei lavori per responsabilità di Stretto di Messina o di recesso, la penale applicata sarebbe del 5 per cento dei lavori non eseguiti fino a un massimo dei quattro quinti del valore del contratto. Lo spiega la stessa società, precisando che si tratta “della metà del valore (10%)”, previsto dal Codice appalti. È anche la metà del valore menzionato da Matteo Salvini in conferenza stampa, in risposta a una nostra domanda sulla quantificazione delle penali.
Tutt’altro che definitivo: cosa non torna nel piano di Salvini per il ponte sullo Stretto di Messina
La cifra su cui si basa il contratto dovrebbe essere 10,6 miliardi di euro, meno rispetto ai 13,6 miliardi (oltre 1,1 di altre opere ferroviarie) indicate in legge di bilancio a cui si arriva considerando altre infrastrutture connesse al ponte.
L’atto aggiuntivo presenterebbe comunque penali anche a carico del “contraente generale” – ossia il consorzio Eurolink -, che possono arrivare a superare il milione di euro al giorno per ogni giorno di ritardo. Viene poi prevista una “cauzione” di oltre 650 milioni di euro a garanzia degli impegni del consorzio Eurolink, usabile in caso di inadempimento.
Tutto è subordinato all’approvazione della Corte dei Conti e alla successiva pubblicazione in Gazzetta ufficiale della delibera Cipess.
Che fine fanno gli oltre 700 milioni di euro di risarcimento già chiesti allo Stato
Nel 2012 il governo Monti stoppa l’iter per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina: qui comincia il contenzioso tra Stato e consorzio Eurolink. A oggi, non si è ancora risolto.
Più volte Stretto di Messina Spa e WeBuild hanno assicurato che i contenziosi sarebbero decaduti, ma non c’è nulla che lo attesti. All’epoca, per un appalto da 3,8 miliardi di euro, la domanda di risarcimento allo Stato ammontava a circa 700 milioni di euro, a cui andrebbero aggiunti interessi e rivalutazioni.
Il ponte di Salvini: promesse, costi esplosi e il vero cronoprogramma della Stretto di Messina
Il tribunale di Roma aveva rigettato la richiesta di risarcimento di Eurolink, l’udienza di appello è fissata per il 13 ottobre 2025. Cosa succede quindi a questa causa?
La Stretto di Messina afferma che “quanto contrattualizzato è coerente con il quadro normativo di riferimento, ovvero il decreto legge 35/2023”, quello cioè che ha “riavviato” il ponte. Quindi, l’atto aggiuntivo è valido, oltre che dopo l’approvazione della Corte dei conti, solo se si rinuncia ai contenziosi. La richiesta ufficiale dovrà essere depositata “alla cancelleria della Corte d’appello/Tribunale di Roma per la formale rinuncia agli atti del giudizio”, fa sapere la Stretto di Messina.
“Solo successivamente a questo adempimento formale, che interverrà non appena la delibera Cipess sarà registrata dalla Corte dei Conti e pubblicata in gazzetta ufficiale, gli atti aggiuntivi produrranno effetti”, spiega la società.
La prossime tappa per conoscere il destino del progetto ponte è dunque la Corte dei conti. A quel punto potremo visionare il documento che contiene il calcolo delle penali nero su bianco e capire che fine fa la causa da oltre 700 milioni di euro intentata da Eurolink nei confronti dello Stato.