Una morte i cui contorni sono ancora tutti da chiarire ma sulla quale, intanto, in Francia è stata avviata un’inchiesta. Al centro della triste vicenda c’è Raphael Graven, 46 anni, noto sul web come “Jean Pormanove”. L’uomo ha perso la vita dopo oltre dieci giorni ininterrotti di live su Kick, piattaforma stile Twitch che permette di trasmettere in diretta e davanti a migliaia di spettatori. Graven, che aveva più di un milione di follower sui social media, era conosciuto online per aver pubblicato una serie di video in cui subiva violenze e umiliazioni: è morto dopo una diretta in streaming durata 298 ore.

Le indagini degli inquirenti

L’inchiesta partirà dagli interrogatori dei suoi “amici” noti come “Naruto” e “Safine”, i quali lo avrebbero sottoposto a prove estreme, torture e sfide di sopravvivenza, facendogli ingurgitare fra l’altro prodotti tossici. Sono stati proprio i suoi complici e torturatori che lo hanno scoperto senza vita e hanno deciso di mettere fine alla diretta, dopo che da alcuni minuti il corpo senza vita di Graven era esposto alla vista di migliaia di spettatori. Come riporta anche “Le Monde”, la procura di Nizza ha disposto l’autopsia sul suo cadavere, mentre gli inquirenti hanno sequestrato le telecamere e le apparecchiature usate durante le riprese della diretta. E Kick, piattaforma con sede in Australia, ha confermato che collaborerà alle indagini. Sulla tragedia è intervenuta anche la ministra francese che si occupa di Intelligenza artificiale e Affari digitali, Clara Chappaz, che ha confermato come Graven sia stato “umiliato e maltrattato per mesi in diretta su Kick”.

Il seguito sui social e le sfide estreme

“Jean Pormanove”, come detto, era un personaggio molto conosciuto sui social: solo su TikTok, ad esempio, aveva 582.000 abbonati. Puntava tutto su una serie di sfide estreme per intrattenere il suo pubblico, tanto da aver lasciato Twitch, altra piattaforma online dedicata allo streming che rischiava di bannarlo visti i regolamenti più severi di Kick, dove si era poi trasferito. Qui, aveva potuto negli ultimi tempi moltiplicare le sfide che tenevano incollati ai suoi live migliaia di seguaci: strangolamenti, colpi violentissimi al corpo e al viso, colate di vernice sulla testa e così via. Sui social, poco prima del suo decesso, in parecchi avevano descritto sevizie sempre più crudeli alle quali i complici lo sottoponevano. I legali degli streamer coinvolti parlano di “messinscena” per quelle che sarebbero apparse come sevizie senza esserlo in realtà.

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