Liste d’attesa troppo lunghe e mancanza di personale medico. Sono questi i punti critici della sanità veneta denunciati da Sabrina Doni, segretaria del Partito Democratico di Padova, dopo le dichiarazioni di Stefano Valdegamberi, consigliere regionale di maggioranza, che ha riconosciuto inefficienze nella sanità veneta.
«Colonscopia, visita diabetologia, visita endocrinologica, visita oculistica, visita dermatologica e potremmo continuare con l’elenco, il fatto è che le attese in regime di servizio sanitario pubblico in Veneto sono lunghissime, così come per molti interventi chirurgici» afferma Doni. «Sono inaccettabili mesi e mesi di sospensione nel limbo di un’attesa di cui non si conosce il termine e che spinge chi può permetterselo economicamente a rivolgersi alla sanità privata e gli altri a rinunciare a curarsi».
Sempre l’ex sindaca di Rubano: «Sono inaccettabili – prosegue Doni – mesi e mesi di sospensione nel limbo di un’attesa di cui non si conosce il termine e che spinge chi può permetterselo economicamente a rivolgersi alla sanità privata e gli altri a rinunciare a curarsi o rischiare di arrivare alla diagnosi quando ormai è troppo tardi. Bene che anche la maggioranza si sia accorta di queste gravi inefficienze, ma quando invertiremo questa rotta? Quando nel pubblico torneranno ad essere garantiti a medici, chirurghi e infermieri maggiori stipendi, turni di lavoro adeguati, autorevolezza e considerazione professionale tali da rendere attrattivo lavorare per il Servizio Sanitario Nazionale anziché optare per il privato? Non è solo una questione di numeri: il capitale umano dato da chi lavora in ambito sanitario va incentivato, professionalmente ed economicamente. Queste le risposte che la gente chiede alla sanità regionale».
Conclude Doni: «In Veneto c’è la necessità di assumere centinaia di camici bianchi: i dati riportano di 328 anestesisti, 235 medici di Pronto Soccorso, 135 nei laboratori di analisi, 54 nella neuroriabilitazione, 47 neurologi e 43 urologi. Un disastro che rischia di compromettere il diritto alla salute dei veneti».