Leggendo l’ennesima invettiva di Frederic Vasseur diretta ai giornalisti, mi è venuta in mente ‘L’avvelenata’ di Guccini. Nel 1976 il cantautore emiliano scrisse una delle canzoni più celebri (ma della quale disse “ne ho scritte cento volte migliori”) dando forma musicale ad un “momento di incazzatura che segue una recensione malevola dei primi anni ’70 – perché certi giornalisti sono tremendi”, come ebbe a raccontare a La Repubblica.
Guccini nominò così il giornalista Bertoncelli nel testo (“Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!“), infuriato perché nel pezzo critico sottintendeva che si fosse venduto alla sua casa discografica per vil denaro.

Ecco, quando Fred Vasseur parla dei giornalisti – come fatto questa settimana ad Auto, Motor und Sport – ho la sensazione che lanci sempre la sua “avvelenata”. Emerge chiaramente e costantemente l’amarezza e il risentimento per quanto accaduto due mesi fa e ora che il capo si trova in una posizione di forza – con il rinnovo ha sostanzialmente avuto ragione lui – non lesina le frecciatine.
Un po’ sbilenche. Ad esempio quando dice che “con Internet il modo di fare giornalismo è diventato molto più aggressivo perché c’è la pressione di fare i click“. Per carità tutto vero, peccato che le indiscrezioni sul suo possibile addio siano giunte da due quotidiani cartacei, il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport.

E ancora: “Senza queste voci, le mie trattative con la Ferrari sarebbero state molto più veloci“. Ma in che senso? Paradossalmente avrebbe avuto una logica l’esatto contrario. Perché mai queste indiscrezioni avrebbero rallentato il rinnovo, dato che – comunicato stampa alla mano – c’era chiara fiducia e unità d’intenti tra le parti?
Poi il solito ritornello “in Italia si reagisce in modo più emotivo”. Che va bene, è vero che siamo latini, peccato che 80 righe più in basso ci parli di Lewis Hamilton in questi termini: “È sempre estremamente esagerato nei suoi giudizi. A volte è troppo severo con la macchina, a volte con se stesso. Di solito è così estremo solo con la stampa. Quando entra nella sala briefing, di solito si è già calmato”. Per caso è italiano anche lui?
Per far tacere i giornalisti basterebbero i fatti. Nessuna censura, per carità. Nessuna guerra o acrimonia. La via l’ha tracciata proprio Vasseur nella stessa intervista: “In McLaren sono riusciti a tenersi fuori da tutte queste storie e questi sconvolgimenti“. Ecco, andare alla pausa estiva con 299 punti sulla seconda nel mondiale costruttori sarebbe il miglior bavaglio possibile, ha ragione.