Dangerous Animals, in un modo molto trasversale e cruento, cerca di rimediare. Il survival horror di Sean Byrne ((The Loved Ones, The Devil’s Candy) segue una surfista ribelle e con un istinto all’autoconservazione sovrumano finire nel mirino di un serial killer amante degl snuff movie marini. Il capitano Tucker (Jai Courtney, Terminator: Genisys) offre ai turisti delle coste australiane l’ebbrezza di un incontro ravvicinato con gli squali: cala i clienti nei flutti all’interno di una gabbia, permettendo loro di osservarli da vicino. Non di rado, tuttavia, seleziona alcune vittime che dà in pasto ai pescecani per divertimento. Per costringere gli squali a sbranare le persone, inganna e istiga i primi e atterrisce le seconde. Quando rapisce l’americana Zeph (Hassie Harrison, Yellowstone), uno spirito libero, questa si rivela ben più combattiva di quanto preventivato.

Midnight Factory/Blue Swan Entertainment

Detto da qualcuno che di horror su squali, polpi, draghi di Komodo, coccodrilli, pterodattili, ragni, ibridi e vari ne ha visti a centinaia, Dangerous Animals non è, come la maggior parte di questi, un film di serie B. Non è nemmeno il solito, o almeno non solo, il classico filmetto estivo da drive in statunitense alla Paradise Beach – Dentro l’incubo con la bionda in bikini – Blake Lively o altre – che si fa rovinare la vacanza dalla bestiaccia di turno. Sean Byrne è un buon regista di thriller, con un occhio considerevole per le inquadrature claustrofobiche, abile nel creare la tensione e in grado di girare scene acquatiche spettacolari. La sua opera mixa i generi dell’horror, del thriller e dell’action in modo efficace e molte sue scene citano gradevolmente la pellicola di Spielberg e altre del filone. La qualità cinematografica di Dangerous Animals è innegabile ma l’aspetto più interessante è quello dove la storia cerca di stabilire qual è l’animale più spaventoso e pericoloso tra il sadico umano e il feroce predatore.