Avevamo lasciato Giulio Pellizzari protagonista al Giro d’Italia. Il giovane talento della Red Bull-Bora si era messo in mostra in montagna, lottando con i migliori. Poi, per tutta la parte centrale dell’estate, era tornato in altura ad allenarsi. Il rientro alle corse è avvenuto alla Vuelta a Burgos, dove si è preso subito i riflettori.

In Spagna, oltre ad ottenere un incoraggiante quarto posto, ha di fatto lanciato la sua corsa alla Vuelta. Per la prima volta in carriera affronterà due Grandi Giri nella stessa stagione. La carne al fuoco è tanta e Giulio è pronto a raccontarcela.

Il marchigiano (classe 2003) sul podio dell’ultimo Giro come miglior giovane italiano

Il marchigiano (classe 2003) sul podio dell’ultimo Giro come miglior giovane italiano

Giulio, partiamo dalla fine. E’ la prima volta che affronti due Grandi Giri in stagione. Come ti senti?

La Vuelta all’inizio dell’anno era nei programmi. Poi avendo fatto il Giro, la stessa corsa spagnola era stata tolta, ma abbiamo insistito anche con il preparatore per reinserirla. Alla fine, per un corridore come me, servono le corse di tre settimane per continuare a crescere. Sarebbe stato più duro andare in Canada, a Plouay o in Germania, facendo tante gare o corse di un giorno solo. Quindi sono contento di essere qui e vediamo come andrà.

Hai detto subito una cosa importante: “Per continuare a crescere”. Quest’anno come sei uscito dal Giro rispetto all’anno scorso?
L’hai sostenuto meglio? Hai notato più voglia di tornare in sella? Oppure era come l’anno scorso?

Mi sarebbe piaciuto molto fare il Giro di Svizzera, perché dal Giro ero uscito bene. Poi parlando con il preparatore Artuso e con Gasparotto (all’epoca ancora in squadra, ndr), mi è stato fortemente consigliato di stare a casa. Un po’ mi è dispiaciuto perché avrei voluto sfruttare la gamba che avevo al Giro, un po’ come l’anno scorso feci allo Slovenia. Però avendo poi optato per la Vuelta, ho staccato e anche molto… Ed ora eccoci qua alla partenza.

Sei già a Torino?

Sì, siamo a Torino perché questa mattina abbiamo fatto la prova per la cronosquadre. Il team ci punta molto. Abbiamo fatto delle prove, anche con gli ingegneri.

E com’è andata?

Ho capito che sarà più dura del previsto! Finora ho fatto una sola cronosquadre, quella Tour de l’Avenir nel 2023, con Piganzoli. Anche quella fu dura, ma qui ti giri intorno e vedi compagni da 75-80 chili… Sarà tosta tenere le ruote!

Pellizzari (con a ruota Aleotti) era rientrato a San Sebastian ma si era fermato. A Burgos invece ha colto un ottimo 4° posto nella generale

Pellizzari era rientrato a San Sebastian ma si era fermato. A Burgos invece ha colto un ottimo 4° posto nella generale

Raccontaci un po’ il tuo post-Giro. All’Italiano ti abbiamo visto appena rientrato…

All’Italiano avevo appena ripreso ad allenarmi. Avevo fatto due settimane di recupero: una senza bici e una con qualche uscita quando volevo. Poi ma na mano ho aumentato le ore di sella. Proprio all’italiano ero nel pieno della “non-forma” e soffrivo, perché avevo ancora in memoria la gamba del Giro. Ci ho messo un po’ a riprenderla, ora vedremo se alla Vuelta quella gamba è tornata.

Come hai lavorato in questi mesi?

Ho fatto molta altura: una settimana in Trentino a casa della mia compagna, poi 23 giorni a Livigno. Sarei dovuto andare anche a Macugnaga con Sobrero e Ganna, ma alla fine abbiamo deciso di ritornare a casa. In generale, specie in altura, ho lavorato come sul Teide prima del Giro. Da Livigno sono andato diretto a Burgos.

Cosa significa “lavorare come prima del Giro”? Cambia qualcosa tra il primo e il secondo Grande Giro dell’anno? si riparte dallo stesso livello o da un gradino più in alto?

Il fatto che la Vuelta parte il 23 agosto e il Giro d’Italia partiva il 9 maggio incide molto. Eravamo all’inizio della stagione, avevo corso poco e quindi era molto più facile allenarsi. Ora siamo a stagione inoltrata, l’estate è quasi finita e sembra quasi più pesante (esattamente come ci ha detto Michele Bartoli qualche giorno fa, ndr). Credo che la differenza sia quella alla fine. Vedremo in corsa come starò e vi saprò dire se sarò ripartito da un gradino più alto o da uno più basso.

Qualche allenamento particolare?

Ci sono stati un paio di giorni  in cui ho sofferto particolarmente – ridacchia Giulio e il perché è presto detto – Avevamo in programma una tripletta, vale a dire tre giorni di carico. Il primo di questi giorni al mattino pioveva, quindi siamo usciti nel pomeriggio. Il secondo giorno avevamo dei lavori di intensità, quindi belli spinti. I due giorni successivi è stata dura tornare in hotel. Ero veramente finito senza il recupero del pomeriggio del primo giorno. Di buono c’è che eravamo veramente un bel gruppo. Con Sobrero e Aleotti abbiamo sofferto, ma ci siamo divertiti.

Giulio ha parlato di un gruppo coeso a Livigno. Qui, eccolo con Sobrero (foto Instagram)

Giulio ha parlato di un gruppo coeso a Livigno. Qui, eccolo con Sobrero (foto Instagram)

Che lavori di intensità erano?

Specifici di VO2 Max: un minuto e mezzo forte, uno forte e mezzo di recupero… E poi i 40”-20”. In quei giorni stavo benissimo. Mi dicevo anche: «Che gamba!». Ma poi…

E le sensazioni adesso? Di solito quelle del corridore dicono molto…

In verità a Burgos non erano eccezionali. Fortunatamente nella tappa regina sono rimasto con i primi e questo mi ha dato morale. Ma ripeto: le sensazioni non erano delle migliori. Ho dovuto soffrire più del previsto. Burgos  mi è servita per far fatica. Mi spiace aver perso il podio della generale nell’ultima tappa.

Vero, Giulio, ma hai visto chi c’era davanti a te? Tutta gente rodata, brillante che veniva a un mese di gare. Tu eri al rientro…

Sì sì, infatti quello mi ha dato morale. Mi ha dato una marcia in più per la Vuelta. Sapevo che andavo lì per far fatica, ma se guardo indietro, a prima di Burgos, avrei messo la firma per essere nei primi cinque all’ultima tappa. 

Hai notato qualche cambiamento del gruppo nei tuoi confronti? Gli altri ti marcano, ti osservano, in modo diverso?

No, come sempre direi. Ho sempre avuto tanti amici in gruppo. Mi piace ridere, scherzare e giocare anche in corsa. Non è cambiato questo rapporto con gli altri e spero che non cambi.

Per lo stesso motivo per cui ha preso parte all’italiano a crono, Pelizzari cercherà di fare al massimo anche la prova contro il tempo alla Vuelta

Per lo stesso motivo per cui ha preso parte all’italiano a crono, Pelizzari cercherà di fare al massimo anche la prova contro il tempo alla Vuelta

Alla Vuelta ci si va per la classifica?

No, per la classifica ci sarà Jai Hindley. Io e gli altri punteremo alle tappe. La squadra spinge molto perché io punti alle tappe, perché è il secondo Grande Giro dell’anno, sono giovane ed è meglio non esagerare. Di certo, però, la seconda cronometro sarà un obiettivo: la farò forte anche in ottica futura.

C’è una tappa che ti intriga di più?

Per ora “me la vivo bene”, tranquillo… Non ho studiato ancora il percorso, valuterò tappa per tappa.

Giulio dicci una cosa, ma la curiosità di misurarti con Vingegaard, Almeida e i big c’è?

Sì, certo che c’è! Il fatto di non fare classifica me lo permette. Posso provare a vincere entrando in fuga o restando con i migliori, un po’ come successo a San Valentino Brentonico quest’anno al Giro quando ero diciottesimo… peccato che quel giorno ce ne fossero due davanti. Mi piace questa situazione. Mi sembra di tornare al Giro dell’anno scorso, quando avevo libertà di fare quello che volevo. E speriamo di portare a casa una tappa.