Hugo Pratt e Ornella Vanoni in una foto del 1992, dal libro “Il desiderio di essere inutile“
«Ti ho detto ti amo e ho riappeso.» È una frase che sa di cotta adolescenziale, nel senso buono del termine: travolgente, arrossata dall’imbarazzo, senza quelle strutture che sappiano dare forma al sentimento e al tempo stesso reggere i contraccolpi della realtà. Potrebbe essere l’incipit di uno shojo e invece è l’addio che Ornella Vanoni diede a Hugo Pratt il 22 agosto 1995, sulle pagine del Corriere della Sera, due giorni dopo la morte del fumettista.
Nella vita piena di incontri della cantante, quello con Hugo Pratt, il creatore di Corto Maltese, è stato forse il più folgorante, dato che lo descrisse come uno dei suoi più grandi amori. Vanoni dedicò al fumettista persino un capitolo della sua autobiografia, Una bellissima ragazza, e una canzone, Sogni (dedicata a Hugo Pratt), inclusa nell’album del 2004 Ti ricordi? No non mi ricordo. Aveva conosciuto Pratt tra gli anni Settanta e Ottanta grazie al compagno dell’epoca, il produttore discografico Michelangelo Romano (Vanoni dirà che l’incontro con Pratt fu «l’unica cosa buona di un rapporto dimenticabile»).
«Era autunno quando ci siamo conosciuti in una libreria» scrisse nel 1995. «Tu presentavi un libro, o forse un musical su Corto. Io degli occhi così non li avevo mai visti. Occhi abituati a guardare l’infinito, come quelli di Ulisse, forse. “Per favore mi disegni una luna?”. Mi hai fatto Venezia, una gondola, la luna. Romanticamente scontato come tutto ciò che è assoluto.»
In un’altra occasione Vanoni descrisse gli occhi di Pratt come quelli «di un uomo che aveva vissuto la vita intensamente, e l’aveva disegnata». Nel libro Una bellissima ragazza dichiarò: «Se penso a Hugo Pratt, penso all’unico uomo al mondo per cui, in ogni momento, in qualunque parte del mondo, avrei fatto le valigie pur di stargli vicino».
Vanoni disse di aver sempre disatteso i suoi stessi propositi e di non aver mai davvero provato a instaurare una relazione che andasse oltre la profonda amicizia. Raccontò che Pratt era solito dirle, scherzando, con il suo accento veneziano, «sei tu quella sempre fidanzata».
«Volevo finire la mia vita raggomitolata al suo fianco, sentirlo parlare, raccontare, con il suo veneziano avvolgente, perché lui non era solo un uomo, lui era un mondo interno, era il mondo. Un irresistibile affabulatore. Era come Borges: tu ti sedevi, lui parlava e non sapevi mai dov’era il confine tra verità e finzione. Ascoltare Hugo mi dava la stessa emozione» affermò a sua volta la cantante.
La loro era una relazione sporadica negli incontri ma intensa, seppur platonica: «Era la sua testa che m’interessava. Entrarci dentro e restarci a vita. Ci sentivamo quasi tutti i giorni, ma non abbiamo fatto in tempo a diventare amanti. Se gli fossi stata più vicino, forse un giorno sarebbe successo».
Un ritratto di Ornella Vanoni realizzato da Hugo Pratt
Nel libro autobiografico del 2025 Vincente o perdente, Vanoni scrisse: «Non direi un amore mancato, non renderei giustizia alla commozione che ancora provo quando dentro lo incontro, lo rivedo. Un amore mai consumato, nel senso che è fatto di materiale indistruttibile: non si fa consumare. Era inarrivabile per fascino. Entravi in quegli occhi ed era come trasferirsi altrove. “Altrove” poteva essere il suo soprannome. Esagero, forse, ma è vero che certe persone ti portano via da dove sei. Hai con loro una vita parallela, nemmeno segreta, un’intesa e un’attesa di rivedersi. con Hugo c’era tutto questo, ed era appunto durevole, inattaccabile».
Di contro Pratt – che realizzò per Vanoni alcuni disegni, spesso esposti nelle mostre dedicate all’autore nel corso degli anni – disse della cantante: «Sei stupenda, così sofisticata con quella sensualità elegante che aveva soltanto Marlene Dietrich», arrivando a paragonarla a Bocca Dorata, uno degli amori incompiuti di Corto Maltese.
Nella sua vita, Vanoni ebbe modo di conoscere molti altri fumettisti, tra cui Milo Manara («molto bravo ma non paragonabile a Pratt») e Andrea Pazienza, che Michelangelo Romano aveva contattato per fargli disegnare la copertina dell’album di Roberto Vecchioni Robinson, come salvarsi la vita, per poi affidargli anche i successivi Montecristo, Hollywood Hollywood e Il grande sogno. Pazienza realizzò la copertina di quest’ultimo album proprio a casa di Vanoni, che del fumettista disse «bellissimo ragazzo, immenso talento, dannato come pochi».
Raccontò Romano che per Hollywood Hollywood «Andrea preparò anche una serie di vignette da pubblicare su Repubblica per la pubblicità del disco. Per esempio, […] una faccia femminile abbastanza grottesca, con una smorfia, i denti giganteschi, il foulard a pois. Andrea me la fece vedere con l’aria di avermi fatto uno scherzo e io senza capire gli dissi ‘Sì sì carina, divertente’. Qualche decennio dopo, riguardandola, mi sono reso conto che era Ornella”».
Nel libro Una bellissima ragazza, Vanoni scrisse che «quando mi capita di pensare che ho potuto incontrare nella mia vita gente così, mi considero una donna molto fortunata e anche un po’ viziata. Difficile poi rassegnarsi al resto».
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