Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti (il corrispettivo del ministero degli Esteri) ha imposto sanzioni a quattro magistrati – due giudici e due procuratori – della Corte penale internazionale (ICC), il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. A giugno gli Stati Uniti avevano sanzionato altri quattro giudici della Corte, e in precedenza la Corte intera, con la stessa accusa: quella di adottare misure politicamente motivate per prendere di mira Israele e gli Stati Uniti. Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha usato termini particolarmente duri, arrivando a definire la Corte «una minaccia alla sicurezza nazionale».
Né gli Stati Uniti né Israele riconoscono la giurisdizione della Corte: queste sanzioni sono una mossa politica, esprimono la vicinanza degli Stati Uniti al governo israeliano mentre si prepara all’occupazione totale della città di Gaza.
Tra i giudici sanzionati c’è il francese Nicolas Guillou, che lavora al caso che ha portato a emettere un mandato d’arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. L’altra giudice sanzionata, la canadese Kimberly Prost, si era occupata delle indagini preliminari sui crimini di guerra compiuti dall’esercito americano in Afghanistan (poi chiuse senza particolari sviluppi). Le altre due persone sanzionate sono i vice procuratori Shameem Khan, delle Fiji, e Mame Mandiaye Niang, del Senegal. Concretamente, le sanzioni vieteranno loro l’ingresso negli Stati Uniti e saranno confiscate eventuali proprietà nel paese. La Corte ha definito le sanzioni «un palese attacco alla [sua] indipendenza e imparzialità».
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