di
Rosalba Graglia
L’attore interpretò uno dei cinque personaggi del film di Monicelli uscito nell’agosto del ’75 diventato un cult per generazioni
Cinquant’anni fa usciva un film diventato un cult della commedia all’italiana, Amici Miei di Mario Monicelli. Mandato nelle sale proprio il giorno di Ferragosto del 1975, collocazione infelicissima, diventò il campione di incassi della stagione, battendo persino Lo squalo di Spielberg.
E tra i cinque inseparabili amici “fiorentini”, protagonisti di zingarate e bischerate epiche, il primario professor Sassaroli/Adolfo Celi, il conte Lello Mascetti/Ugo Tognazzi, inventore di geniali supercazzole (termine come è noto finito anche nella Treccani), l’architetto Melandri/Gastone Moschin, il giornalista Perozzi/Philippe Noiret c’era pure un piemontese di Cuneo, Duilio del Prete, “il Necchi”, proprietario del bar-con-sala-biliardo dove gli amici si ritrovano (nel secondo capitolo del 1982 verrà sostituito da Renzo Montagnani, anche lui di natali piemontesi ma alessandrini).
Quel tuffo nella fontana
Bello e geniale: «Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione» commentava Perozzi parlando del Necchi e della sua capacità di organizzare scherzi diabolici.
Lui, Del Prete, bello e geniale lo era davvero. Figlio di Celestina e Cesare, commercianti di giocattoli, era nato nel 1936 (altre fonti dicono 1938) a Cuneo. Una città che amava, ma che gli stava un po’ stretta negli anni Cinquanta e dopo la maturità classica comincia a girare per l’Europa, Londra, Berlino, Parigi, dove vive per un po’ e diventa amico di Jacques Brel, lo chansonnier belga di nascita e parigino per scelta, di cui avrebbe poi tradotto e interpretato tante canzoni. Ma la sua vera passione era far l’attore. Per cui era disposto a tutto: si narra che il regista Patroni Griffi una sera a Roma, in piazza Farnese, lo avesse invitato, se proprio voleva far l’attore, a dare una prova e buttarsi in una delle fontane, e lui si era buttato, completamente vestito, scarpe comprese.
Da quella sera nacque un’amicizia durata per oltre trent’anni, fra teatro e cinema. Del Prete ha lavorato anche con Germi, con Joseph Losey, con Peter Bogdanovich e a teatro con Strehler, con Ronconi. Sapeva fare un po’ tutto, cabaret compreso, era brillante e insieme impegnato, chissà se questa versatilità gli giocò davvero a favore. E in fondo rimase sempre legato a Cuneo, dove fece arrivare tanti artisti al Teatro Toselli, dove tornava spesso e animava serate all’osteria del Vecchio Zuavo, sotto i portici “ bassi” di via Roma.
Riposa vicino alle montagne
È morto troppo presto, per quella che all’epoca si definiva “ una lunga malattia” nel febbraio del 1998, a Roma. Lo hanno commemorato un po’ tutti, Paolo Petroni ricordava sul Corriere un «attore di quelli rari nel panorama italiano d’oggi, adatto a parti brillanti, impegnative, di classe e qualità, moderno e versatile, ma con un’eleganza e un’ironia da protagonista di commedie sofisticate», Tullio Kezich gli riconosceva «talento da vendere», Patroni Griffi lo definiva «uno di quegli attori alla De Sica di cui oggi si è perso lo stampo». E alla fine Del Prete è tornato a Cuneo: le sue ceneri sono nel cimitero di San Rocco Castagnaretta, frazione della città verso le montagne.
La sua città
Cuneo come lo ricorda? Ormai più di 10 anni fa si era deciso di dedicargli un parco, lungo il verdissimo Viale degli Angeli, la sorella Cristiana, vedova dello storico assessore alla cultura Nello Streri, aveva fatto preparare una targa commemorativa, ma poi per mille difficoltà il progetto di riqualificazione urbana non è mai decollato. Oggi quella zona di verde all’incrocio con la discesa di via Tetto Cavallo è recintata, i Lavori Pubblici del Comune di Cuneo interpellati auspicano che la situazione si risolva, sarebbe il posto giusto per farci un piccolo anfiteatro immerso nella natura, una location ideale per ricordare Duilio Del Prete/il Necchi. Per i 50 anni di Amici Miei si potrebbe almeno rilanciare l’idea, no?
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20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 14:56)
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