Il ministro delle Finanze israeliano, messianico e oltranzista, Bezalel Smotrich ha annunciato l’approvazione definitiva del controverso progetto di insediamento «E1» in Cisgiordania. Una decisione «storica», ha detto, che di fatto dividerebbe in due la Cisgiordania impedendo alcuna realizzazione di uno Stato unito di Palestina. Il ministro ha aggiunto che si tratta di «un passo significativo che cancella praticamente l’illusione dei due Stati e consolida la presa del popolo ebraico sul cuore della Terra di Israele». «Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan, ma con i fatti. Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa è un altro chiodo nella bara di questa pericolosa idea». Il progetto prevede prevede la costruzione di circa 3.500 unità abitative nell’aerea nota come E1, tra Gerusalemme Est e l’insediamento di Maale Adumim, dividendo di fatto in due la Cisgiordania, in regioni settentrionali e meridionali che impedirebbe lo sviluppo di una metropoli palestinese che colleghi Gerusalemme Est a Betlemme e Ramallah. L’annuncio ha subito scatenato dure reazioni da parte della comunità internazionale. 

Di seguito riproponiamo un articolo del corrispondente Davide Frattini, pubblicato sul Corriere del 15 agosto scorso, che spiega cosa sia il cosiddetto «Blocco E1».

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME – Il cemento con cui vuole «seppellire l’idea di uno Stato palestinese» è per ora una grande macchia blu sulla mappa. Bezalel Smotrich sta sotto il sole come un capo cantiere infervorato e indica il punto dove sorgerà la colonia che da oltre 20 anni viene indicata come E1. La sigla è breve, la lista di complicazioni, contese, speranze tumulate lunga: l’insediamento — che deve essere ancora approvato ufficialmente dal governo di Benjamin Netanyahu — separerebbe Gerusalemme Est dalla Cisgiordania tagliando in due i territori palestinesi. 

Per queste ragioni la comunità internazionale e tutti i presidenti Usa si sono opposti alla costruzione di quelle 3.500 unità abitative. Il ministro delle Finanze, messianico e oltranzista, lascia intendere che Donald Trump avrebbe dato l’autorizzazione. Si rivolge ai Paesi che annunciano di voler riconoscere lo Stato palestinese: «Questa è la nostra risposta, con i fatti sul terreno, con le case e i nuovi quartieri». Non si è fatta attendere la protesta di Londra: «Ci opponiamo fortemente al progetto», ha detto il ministro degli Esteri David Lammy. Invece la Casa Bianca ha parlato di un sostegno alla «stabilità» nella Cisgiordania.

Era stato Ariel Sharon a congelare il piano nel 2005 sotto le pressioni di George W. Bush. E neppure il Netanyahu tornato al potere nel 2009 — ci è rimasto da allora quasi senza interruzioni — aveva osato rilanciarlo. Adesso Smotrich lo pungola, sfrutta la minaccia di far cadere la coalizione, esercita sul primo ministro un potere che non corrisponde alla sua forza elettorale: se si votasse ora, il suo partito non entrerebbe in Parlamento. Ieri lo ha incitato a «estendere la sovranità israeliana a tutta la Giudea e Samaria», come chiama con nome biblico i territori occupati.

20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 15:51)