di
Gianni Santucci

Cinquantasette anni, un volume stratosferico di miliardi gestiti e mai un sospetto, un pettegolezzo, un sibilo negativo sulla sua condotta a qualsiasi livello. Del mattone o no, che sia stato un re di Milano è fuor di dubbio

Passata una notte di pioggia da allerta arancione e fulmini a grappoli, nel primo mattino del 20 agosto soffia su Milano un’arietta fredda quasi d’autunno, e dunque non sembra poi così anomalo che nel cortile del Palazzo di Giustizia, scendendo da una Mercedes nera, Manfredi Catella porti al braccio un’impermeabile. Rientra nel suo abbigliamento abituale, sempre abbinato, non fosse per il colore che cambia (oggi ha scelto una sobria nuance di marrone), all’abito doppiopetto al quale non deroga mai. E neppure deroga in questa giornata alla sua consueta cordialità, salutando i fotografi con aperto sorriso, al che il suo legale, professor Francesco Mucciarelli, docente alla Bocconi, bonariamente lo riprende: «Non puoi parlare»

In mano, tra le pieghe dell’impermeabile, Catella stringe un’agendina Moleskine con una penna pressata tra le pagine. Si può ipotizzare che abbia annotato appunti, dettagli, riflessioni sulla sua vicenda giudiziaria: così attraversa la porta a vetri del Tribunale del Riesame. L’udienza nella quale i giudici dovranno decidere se mantenere o revocare il suo arresto inizia intorno alle dieci e mezza. Parlano i pm, ribattono i legali, il tutto si prolunga per poco più di un’ora. L’uomo che più ha cambiato lo skyline e l’immagine di Milano negli ultimi vent’anni assiste in silenzio: con la massima concentrazione, il più serio contegno.



















































E anche questo, a considerare la vicenda in prospettiva storica, è segno di un nuovo tempo. Catella, più di chiunque faccia il suo mestiere, può esser preso a rappresentante di una metamorfosi ormai compiuta: negli anni Cinquanta e Sessanta erano i palazzinari, che per nulla si preoccupavano d’apparire potenti e spregiudicati; gli immobiliaristi che li seguirono nella trasformazione (del mestiere, dell’immagine e del lessico), non sono stati esenti da tonfi neppure a Milano, vedi i furbetti del quartierino; Catella ha invece e infine incarnato la figura dello sviluppatore, colui che raccoglie investimenti nel mondo e dialoga con le archistar per costruire boschi verticali, immobiliarista colto, elegante: che si posiziona il più possibile distante, al totale opposto, da chi un tempo era «re del mattone» (come quel Salvatore Ligresti col quale ebbe un rapporto ereditato dal padre).

La stagione di Ligresti e quella di Catella. Ecco, forse corre proprio su questo filo il giudizio pubblico sulla Milano contemporanea, tra due interpretazioni in tutto e per tutto divergenti: da una parte chi sostiene che, cambiati gli abiti, al fondo la radice sia rimasta la stessa, ovvero il costruttore/sviluppatore che schiaccia o liscia il politico solo per massimizzare il suo profitto. Dall’altra parte (e bisogna dire che è parte di molto maggioritaria) chi spiega che a fronte di una endemica debolezza e mancanza di spessore dei politici, «per fortuna che abbiamo figure di imprenditori che hanno visione, competenza, capacità, ambizione di lasciare un segno anche nella storia dell’architettura della città. Ovvio, non sono benefattori».

Quasi ad anticipare le polemiche di oggi sui fondi speculativi che investono a Milano (come se prima nessuno ne avesse sentito parlare), in un’intervista al Foglio di qualche mese fa Catella aveva detto: «Io ai capitali pazienti non credo molto, anche le casse di previdenza italiane si siedono al tavolo a discutere solo quando il rendimento atteso supera quello degli investimenti in Btp».

Cinquantasette anni, un volume stratosferico di miliardi gestiti e mai un sospetto, un pettegolezzo, un sibilo negativo sulla sua condotta a qualsiasi livello. Del mattone o no, che sia stato un re di Milano è fuor di dubbio. Un re fino a oggi cosmopolita, illuminato, green. E giudiziariamente candido. Ecco perché il modo nel quale Catella uscirà dalle aule del Tribunale metterà un sigillo anche sulla storia recente della città.


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20 agosto 2025 ( modifica il 20 agosto 2025 | 22:18)