“I vedovi” di Boileau e Narcejac, infallibile coppia del polar francese, racconta l’atroce destino di Serge e Mathilde, marito e moglie, il primo gelosissimo. Dietro quello che sembrerebbe il più classico dei melodrammi si cela un atroce scherzo di eventi drammatici, fra personaggi e situazioni molto attuali, intrisi di farneticazioni, paranoie e tormenti…

Una pistola acquistata e la certezza di sparare di lì a poco. Nelle prime due pagine Boileau e Narcejac, l’infallibile coppia del polar francese Pierre Boileau e Thomas Narcejac, immergono fino al naso i lettori nella storia e nell’ossessione che vogliono raccontare. I vedovi (172 pagine, 18 euro) è il loro sesto titolo pubblicato in Italia sotto le insegne di Adelphi (in precedenza era stato edito da Mondadori e Sellerio), grazie a una raffinata ed efficace traduzione dal francese a quattro mani, di Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia (l’autore di alcuni tra i più bei libri degli ultimi anni, ne abbiamo scritto qui). Datato 1970, ambientato qualche anno prima a Parigi, I vedovi inizia con una festa in onore di un industriale della moda che ha ricevuto la Legion d’onore e le riflessioni attorno all’amore della voce narrante, Serge Mirkin, attore di radiodrammi.

Se uno beve troppo, si riesce bene o male a disintossicarlo. Perché con l’amore no?

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Può il sangue versato resuscitare l’amore?

La prosa incalzante

L’irresolutezza e la gelosia caratterizzano Serge – aspirante scrittore che, dopo aver pubblicato un libro di insuccesso, partecipa a un concorso – l’avvenenza della moglie, che sta facendo strada nel modo della moda, non passa inosservata e lui colleziona pseudo indizi e congetture sulla vita di Mathilde fuori da casa, con questo o quell’altro pretendente, se non addirittura amante. Sospetti, dubbi e accessi d’ira diventano incontrollabili, avvelenano i pensieri ancor più delle parole, e Boileau e Narcejac con la loro prosa incessantemente sincopata non danno scampo. Nel giro di tre capitoli entra in scena anche un investigatore privato e tutto sembra trovare compimento, sembra condurre a un melodramma in piena regola. O forse a una beffa atroce, perché il raziocinio va a brandelli in pochi attimi, e anzi le beffe si moltiplicano, fino alla fine.

L’analisi psicologica

Si precipita nella mente oscura di Serge, nella sua insoddisfazione, nella conapevolezza d’essere un mediocre, pagina dopo pagina, la scrittura incalzante trascina velocemente verso un sorprendente epilogo (ma piccolissimi indizi potevano far dubitare delle certezze del protagonista) che svelerà anche il significato del titolo del romanzo. La riscoperta di Boileau e Narcejac merita lettori attenti e appassionati, che non disdegnano una storia non necessariamente robusta, ma intrecciata di farneticazioni, ambiguità, paranoie, passi falsi, frustrazioni e tormenti, con situazioni e personaggi oliati come meccanismi perfetti, oltre che attuali, a cominciare dal fragilissimo marito di Mathilde. I vedovi, con l’atmosfera cupa e l’analisi psicologica, la quasi irrilevanza della “scoperta” dell’assassino, elevano ulteriormente il valore di Boileau e Narcejac, che non giudicano, ma osservano. Da non perdere.

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