C’è già mezza squadra, in città. La Bologna bianconera freme. E freme anche Dusko Ivanovic, uomo di campo e di palestra, più che di parole, che vuole vedere all’opera la sua squadra.

Già perché quella che si ritroverà martedì, alla palestra Porelli, sarà la prima Virtus tutta sua. Intendiamoci, era sua anche quella che ha vinto lo scudetto – e Dusko per centrare il bersaglio grosso ha lavorato a lungo e nel migliore dei modi –, ma quello dello scorso anno era un gruppo che aveva ereditato in corsa.

Dusko, si diceva, ci ha messo del suo, tagliando in corso d’opera Andrejs Grazulis e Rayjon Tucker (che ha vinto il titolo a Portorico insieme con Danilo Gallinari) e spingendo perché la società, prima dei playoff, puntasse su un play di piccola taglia, Brandon Taylor, ma di grande intelligenza e rapidità nel pick’n’roll.

Non è un caso che, nei giorni scorsi, proprio su questo giornale, Stefano Michelini abbia spiegato le scelte di Dusko, con l’idea di una squadra che debba provare a correre in velocità nei primi otto secondi (dei ventiquattro a disposizione) e che punti sul pick’n’roll, negli ultimi otto, per sfruttare nel migliore dei modi i mismatch che si possono creare.

Mezza squadra in città con due giocatori che hanno già effettuato, superandole brillantemente, le visite mediche: lo Sceriffo Luca Vildoza e il tedesco Karim Jallow. Il primo a sbarcare in città, con il suo carico di entusiasmo, è stato Abramo Canka, un ragazzo interessante che la Virtus vuole rilanciare ad alto livello.

Tra oggi e domani, invece, le altre visite mediche per Carsen Edwards (“Ciao Bologna, sono qui”, dice in un video dei social bianconeri), Derrick Alston Junior, Brandon Taylor e Matt Morgan. In arrivo Daniel Hackett che, in assenza di Pajola – il grande vecchio, come militanza, del gruppo – dovrà fare gli onori di casa, spiegando ai nuovi compagni cos’è la Virtus, come funziona la città. Qual è il calore di una tifoseria che, nell’anno passato, ha avuto il grande merito di non abbandonare mai la squadra, nemmeno quando la stagione, a fine marzo, sembrava aver preso una china negativa.

Daniel a dicembre compirà 38 anni: gli mancheranno i suoi coetanei Belinelli (39) e Shengelia (33), ma ha tutte le carte in regola per farsi sentire e rispettare. E del resto fu proprio lui, dopo l’incredibile gara-cinque con Venezia, a raccontare una volta di più che lui e i suoi compagni si erano ribellati all’idea che quello fosse l’ultimo confronto per Marco Belinelli. L’ultima partita sarebbe arrivata qualche settimana dopo, ma chiudere con lo scudetto sul petto ha e aveva un peso differente. Ecco perché Daniel, in questa stagione, oltre a giocare, magari anche da ala piccola dovrà guidare (con Pajola) il gruppo tricolore.