di
Andrea Rinaldi

Contrari e astenuti hanno raggiunto il 42%, i favorevoli il 35%. L’affluenza si è attestata al 77,9%

L’assemblea di Mediobanca ha bocciato l’ops su Banca Generali promossa dal ceo Alberto Nagel e dal top management dell’istituto milanese. La compagine dei contrari e degli astenuti si è coagulata intorno al 42% mentre i favorevoli si sono fermati al 35%. L’affluenza si è attestata al 77,9%.
È durata meno di mezzora la votazione che si è tenuta per il tramite del rappresentante designato e alla presenza del notaio Carlo Marchetti. 

Il no del Gruppo Caltagirone

Nel dettaglio i favorevoli sono stati pari al 35% del capitale sociale, rappresentato per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati; i contrari sono stati pari al 10%, sostanzialmente il Gruppo Caltagirone; gli astenuti sono stati il 32% di cui il 20% Delfin, 5% Casse Previdenziali italiane (Enasarco, Enpam, Forense), 3% investitori istituzionali (Amundi, Anima, Tages), 2% Edizione Holding, 2% Unicredit.
Mediobanca, preso atto dell’esito dell’assemblea, ha dichiarato decaduta l’offerta su Banca Generali. Nel 35% di favorevoli sono presenti 25 soggetti istituzionali tra cui Unipol e Blackrock e 10 privati, quindi è ragionevole pensare che il patto di consultazione abbia votato a maggioranza a favore



















































Nagel: «Opportunità mancata»

«Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un Wealth Manager di respiro internazionale», ha commentato il ceo Alberto Nagel. «Un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di
engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse
, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca; risulta, infatti, evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali. Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano. Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro Piano “One Brand – One Culture” convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di MPS».

Ora tocca a Mps su Mediobanca

Alla vigilia dell’assise il fronte che sposava le nozze con Banca Generali era accreditato per un 35-39% e vedeva schierati in primis il patto di consultazione (7,8%) e i fondi (23-25%). Contro l’operazione si era apertamente posizionato il gruppo Caltagirone (9,9%) con l’astensione di altri azionisti (che vale come voto contrario) di Delfin (19%), Edizione (2,2%).

Ora la finanza italiana e il governo volgono lo sguardo all’altra grande ops del risiko bancario, che con il voto di oggi era intrecciata: l’offerta di scambio di Mps su Mediobanca, oggi ferma al 19,4% di adesioni. Da oggi infatti Siena vede svanire un ostacolo che poteva causare qualche problema nel portare a termine la sua ops, il cui termine scade l’8 settembre. L’operazione di Mps – tra l’altro – ha dalla sua soci forti che sono presenti anche compagine di Mediobanca: il gruppo Caltagirone e Delfin, ciascuno con il 9% circa. Tra gli altri azionisti rilevanti figurano il Ministero dell’Economia con l’11,7% e Banco Bpm con Anima (9%).

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21 agosto 2025 ( modifica il 21 agosto 2025 | 11:16)