All’ultima udienza generale il Pontefice torna sul tema delle relazioni di coppia (e non solo): «Come ci insegna Gesù, amare significa lasciare l’altro libero, anche di tradire, senza smettere di volerlo strappare alle tenebre»
Tradimenti, dolore e rancori, ma nelle coppie (e non solo) l’amore, sostenuto dalla fede, può ancora vincere: Papa Leone XIV ha affrontato più volte nelle recenti settimane il tema delle delusioni e delle sofferenze nelle famiglie. Lo ha fatto anche nella sua ultima udienza generale: «Quante relazioni si spezzano, quante storie si complicano, quante parole non dette restano sospese. Eppure, il Vangelo ci mostra che c’è sempre un modo per
continuare ad amare, anche quando tutto sembra irrimediabilmente
compromesso». L’unica strada, l’unico modo per «vincere» è per il Papa rifarsi all‘esempio di Cristo: «Come ci insegna Gesù, amare significa lasciare l’altro libero, anche di tradire, senza mai smettere di credere che persino quella libertà, ferita e smarrita, possa essere strappata all’inganno delle tenebre e riconsegnata alla luce del bene». La strada del perdono e della speranza per Leone è quindi l’unica percorribile: «Perdonare non significa negare il male, ma impedirgli di generare altro male. Non è dire che non è successo nulla, ma fare tutto il possibile perché non sia il rancore a decidere il futuro. Così il perdono si rivela in tutta la sua potenza e manifesta il volto concreto della speranza. Non è dimenticanza, non è debolezza. E’ la capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine».
Il riferimento evangelico al tradimento di Giuda nell’Ultima cena
Nella recente risposta a una lettrice della rivista vaticana «Piazza San Pietro», Leone aveva parlato di tentazioni e della possibilità di resistere, facendo appello alla preghiera e affidandosi alla Vergine Maria. Stavolta il riferimento evangelico è all’Ultima cena, quando Gesù, che pure sa che Giuda lo ha tradito, divide con lui il pane: »E’ uno dei gesti più sconvolgenti e luminosi del Vangelo: il momento in cui Gesù a tavola porge il boccone al discepolo che sta per tradirlo. Non è solo un gesto di condivisione, è molto di più: è l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi». E ha aggiunto: «Anche noi viviamo notti dolorose e faticose. Notti dell’anima, notti della delusione, notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo. Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste sempre un’altra via. Ci insegna che si può offrire un boccone anche a chi ci volta le spalle. Che si può rispondere con il silenzio della fiducia. E che si può andare avanti con dignità, senza rinunciare all’amore». E ha concluso, prima di ricordare la giornata di digiuno e penitenza per la pace del 22 agosto: «Chiediamo oggi la grazia di saper perdonare, anche quando non ci sentiamo compresi, anche quando ci sentiamo abbandonati. Perché è proprio in quelle ore che l’amore può giungere al suo vertice».
21 agosto 2025 ( modifica il 21 agosto 2025 | 14:35)
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