Siamo oggi abituati all’abbondanza di un mercato che produce instancabilmente cibo, all’interno di un circuito consumistico globale ai limiti del paradosso. È interessante, però, cercare di comprendere questa dinamica insaziabile, nata come conseguenza dell’esasperante povertà vissuta nei secoli passati. Luca Trevisani (1979), con Walking Loaves, pubblicato nel 2023 da Nero Edition in collaborazione con Archivorum, riporta l’attenzione su un testo non convenzionale dedicato allo studio antropologico della società europea medievale, il saggio pubblicato nel 1980 da Piero Camporesi. Ricordiamo quegli anni bui attraverso il feudalesimo, l’espansione del credo monoteista, l’invenzione della stampa e le rigide gerarchie sociali. Ma, andando più nel dettaglio, siamo costretti ad affrontare una realtà spietata, capace di mettere in discussione la nostra visione del mondo.

luca trevisani Luca Trevisani, Walking Loaves photo credit Nero Edition e Archivorum

Luca Trevisani riflette su come il pane sia uno degli oggetti più tecnologici che l’essere umano abbia mai incontrato “e non scoperto perché una cosa che incontri è qualcosa che ti succede, di cui non sei il proprietario, o inventore, ma un coabitante…”. Nonostante ciò, secondo i documenti condivisi dall’antropologo italiano Piero Camporesi, la società medievale era talmente esasperata da carestie e malattie da ridursi persino a sacrificare i principi fondamentali della dignità umana attraverso pratiche di antropofagia. Nasce da qui Walking Loaves dell’artista multidisciplinare Luca Trevisani, una cannibalizzazione del testo degli anni Ottanta, attraverso un dialogo visivo e narrativo.

Luca Trevisani, Walking Loaves photo credit Nero Edition e Archivorum

Il libro segue il flusso di coscienza di Trevisani, in un intreccio tra il suo pensiero, le immagini delle sue sculture di pane e l’edizione de Il Pane Selvaggio, ripubblicata dalla casa editrice Il Mulino nel 2016. Le sue masse di farina, acqua e sale prendono la forma di calzature così come accadeva al pane distribuito ai poveri disperati nell’Italia centrale durante il Medioevo, impresso con lo stemma delle famiglie benefattrici.  Le scarpe di pane, generando un sentimento ambivalente di attrazione e repulsione, diventano un simbolo mutevole di povertà, di eccesso e di abbondanza, incline ad assorbire – come un database – le informazioni culturali della società. Celebrando il potere e la saggezza del pane, i “walking totem” di Luca Trevisani si configurano come opere dedicate alla memoria, all’identità e alla storia.