Nella notte tra mercoledì e giovedì, l’esercito israeliano ha dato il via alla prima fase dell’invasione terrestre di Gaza City, la città più grande e popolosa della Striscia di Gaza. “Stiamo portando avanti gli sforzi per l’azione a Gaza City. Abbiamo già forze operative alla periferia della città, e altre forze si uniranno a loro in seguito”, ha annunciato in mattinata Eyal Zamir, capo di Stato maggiore delle forze armate israeliane (Idf). “Le nostre missioni rimangono il rilascio degli ostaggi e la sconfitta di Hamas; non ci fermeremo e non ci fermeremo finché non le avremo completate. Portare a termine queste missioni è essenziale per il nostro futuro e per i nostri valori come società”, ha affermato Zamir. L’ufficiale sottolinea che Israele ha già inferto all’organizzazione palestinese: un “duro colpo”: “Da esercito terroristico che abbiamo incontrato il 7 ottobre, è diventato un’organizzazione di guerriglia. Continueremo a colpire Hamas ovunque, a perseguitarlo finché sarà necessario e ovunque sarà necessario”, promette.
L’appello all’evacuazione – I residenti sono già in fuga da Gaza city, mentre a centinaia si stanno spostando dai sobborghi di Zeitoun e Sabra verso la parte nordoccidentale della città. L’esercito ha dichiarato di aver avvisato “i funzionari medici e le organizzazioni internazionali nella Striscia di Gaza settentrionale… di prepararsi per l’evacuazione della popolazione” verso la zona meridionale dell’enclave. L’appello all’evacuazione è stato respinto dal ministero della Salute dell’enclave, che ha espresso “il suo rifiuto di qualsiasi iniziativa che possa minare ciò che resta del sistema sanitario dopo la distruzione sistematica perpetrata dalle autorità di occupazione. Un simile provvedimento priverebbe più di un milione di persone del diritto alle cure mediche ed esporrebbe la vita di residenti, pazienti e feriti a un pericolo imminente”, si legge in una nota.
L’inchiesta del Guardian (smentita dalle Idf) – Intanto i raid di Israele proseguono. L’emittente Al Jazeera, che cita fonti mediche, riferisce che almeno 48 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi dall’alba di oggi, di cui 26 a Gaza city e otto in attesa di aiuti umanitari. Secondo il ministero della Sanità della Striscia, da quando Israele ha affidato la distribuzione alla statunitense Gaza humanitarian foundation, sono in totale 2.036 i civili uccisi mentre attendevano aiuti e oltre 15.064 i feriti. Anche l’Onu ha denunciato le vittime tra i gazawi in cerca di beni umanitari. Giovedì il quotidiano britannico Guardian ha pubblicato un’inchiesta, condotta in collaborazione con i media israeliani, che cita dati classificati delle stesse Idf secondo cui l’83% delle persone uccise a Gaza sono civili: dei 53mila palestinesi uccisi dagli attacchi lo scorso maggio, infatti, i combattenti di Hamas e della Jihad islamica risultavano appena 8.900. Le forze armate israeliane hanno smentito il contenuto dell’articolo, affermando che “i numeri non sono corretti e non riflettono i dati presenti nei sistemi Idf”: “Durante la guerra vengono condotte continue valutazioni di intelligence sul numero di terroristi eliminati nella Striscia, basate su vari metodi e su ricerche incrociate provenienti da diverse fonti”, si legge in una nota.
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Tramontano le speranze di tregua – A breve dovrebbe arrivare la risposta ufficiale di Israele alla proposta di tregua già accettata da Hamas. Ma l’inizio dell’occupazione non lascia margini di speranza. “L’annuncio odierno da parte dell’esercito di occupazione terroristica dell’inizio di un’operazione contro Gaza City dimostra un palese disprezzo per gli sforzi compiuti dai mediatori”, ha dichiarato il movimento islamico mercoledì sera. E il premier Benjamin Netanyahu ha esplicitato che Israele prenderà “comunque” il controllo della Striscia: “Non c’è mai stato dubbio che non lasceremo Hamas lì”, ha detto in un’intervista a Sky News Australia. “Questa guerra potrebbe finire oggi, se Hamas depone le armi e libera i restanti cinquanta ostaggi”, ha aggiunto. L’obiettivo, sostiene, non è “occupare Gaza, è liberarla dalla tirannia di Hamas: penso che siamo vicini a riuscirci”. Questo però “dovrà significare la conquista delle ultime roccaforti” del movimento, sottolinea. In serata, visitando la divisione delle forze armate a Gaza, comunica di aver “dato istruzioni per avviare immediatamente negoziati per la liberazione di tutti i nostri ostaggi e la fine della guerra secondo condizioni accettabili per Israele: questi due obiettivi – la sconfitta di Hamas e la liberazione di tutti i nostri ostaggi – vanno di pari passo”, afferma.
Guterres (Onu): “Israele ritiri il piano per la nuova colonia” – Il portavoce delle Idf ha confermato l’invio di circa sessantamila lettere di coscrizione per arruolare i riservisti: non tutti saranno operativi nella Striscia, alcuni prenderanno servizio su altri fronti. “Li chiamiamo solo quando necessario”, ha detto il capo di Stato maggiore Zamir. Ieri Israele ha autorizzato nuovi insediamenti – 3400 case – sulla collina E1 in Cisgiordania, spezzando la continuità dei territori palestinesi. “Un altro chiodo nella bara di uno Stato palestinese”, ha dichiarato il ministro delle finanze Bezalel Smotrich. È intervenuto anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres, con un post su X riguardante la Striscia e la Cisgiordania: “Fondamentale raggiungere immediatamente un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, evitando le massicce perdite di vite umane e la distruzione che un’operazione militare causerebbe inevitabilmente”. Guterres boccia i nuovi insediamenti approvati da Tel Aviv: “Allo stesso tempo, la decisione delle autorità israeliane di espandere la costruzione di insediamenti illegali, che dividerebbe la Cisgiordania, deve essere revocata. Qualsiasi costruzione di insediamenti costituisce una violazione del diritto internazionale”. La costruzione di 3.400 unità abitative nella cosiddetta area E1 in Cisgiordania, secondo Guterres, è “una minaccia esistenziale alla soluzione dei due Stati”.