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Il Tribunale del Riesame di Milano ha revocato gli arresti domiciliari per il fondatore e ceo di Coima Manfredi Catella. Il manager era l’ultimo tra gli arrestati su cui il Riesame doveva esprimersi. La scorsa settimana erano stati liberati l’ex assessore comunale all’urbanistica Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella: per tutti e tre i giudici hanno disposto una misura interdittiva di un anno. Arresti annullati, invece, per il patron di Bluestone Andrea Bezziccheri – l’unico che era finito in carcere – e Alessandro Scandurra.
Sebbene si tratti di una decisione che riguarda non tanto l’impianto generale dell’accusa ma le sole esigenze di custodia cautelare, la scelta del Riesame può essere vista come una prima battuta d’arresto per la maxi inchiesta sull’Urbanistica. E questo soprattutto per il fatto che di dei sei arresti in custodia cautelare nessuno è stato confermato dal Riesame. Nel caso dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune di Milano Tancredi il reato è stato inoltre riqualificato da corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio a corruzione semplice, cioè nell’esercizio della propria funzione. Va detto tuttavia che per l’ex assessore, Marinoni e e Pella i giudici del Riesame evidenzia comunque l’esistenza di gravi indizi. L’inchiesta dunque proseguirà, come più volte sottolineato dalla procura, in particolare dall’aggiunta Tiziana Siciliano che coordina il pool.
Anche per Catella nei prossimi giorni, con la pubblicazione delle motivazioni del tribunale, sarà più chiaro se la decisione si basa sull’assenza di gravi indizi di reato oppure sul venir meno delle ragioni cautelari. L’imprenditore, fondatore e amministratore delegato di Coima e uno dei principali protagonisti dello sviluppo immobiliare milanese degli ultimi 15 anni, nell’inchiesta è legato a doppio filo ad un altro indagato, Alessandro Scandurra, architetto e membro della commissione Paesaggio, accusato di essere un pubblico ufficiale corrotto proprio da Catella. Scandurra è stato liberato lo scorso 12 agosto; oggi un altro collegio ha accolto il ricorso presentato dai legali di Catella, Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli.
L’ex ad di Coima è accusato di corruzione e falso. A lui viene attribuito non solo un rapporto di tipo corruttivo con la commissione Paesaggio del Comune – considerata dai pm il «fulcro» della corruzione essendo peraltro dotata di un potere autorizzativo improprio -, ma di aver proprio condizionato la politica e gli affari dell’urbanistica milanese.
Per la procura infatti – come viene messo in evidenza nella memoria integrativa del 14 luglio – Catella aveva un «modo padronale, al limite dell’inverosimile, e fuori dalla legge, di interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone e del sindaco Sala, che tratta come suoi dipendenti maldestri e poco efficienti, per condizionare a suo vantaggio i pareri della Commissione per il paesaggio, i contenuti dei bandi in cui il Comune deve mettere all’asta gli immobili del suo patrimonio».